Il 1° giugno 2025 entrerà ufficialmente in vigore il nuovo Codice deontologico delle giornaliste e dei giornalisti, approvato dal Consiglio nazionale dell’Ordine l’11 dicembre 2024.
Un cambiamento importante, che punta ad aggiornare l’intera cornice normativa ed etica della professione giornalistica in Italia.
Il tema è stato al centro del corso di formazione che si è svolto ad Arezzo, nella Sala dei Grandi della Provincia, promosso da Ivo Brocchi e Laura Pugliesi con il sostegno dell’Ordine regionale dei giornalisti della Toscana.
In occasione dell’evento, ho intervistato i due principali rappresentanti della categoria: Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine nazionale, e Gianpaolo Marchini, presidente dell’Ordine della Toscana.
“Un codice aggiornato ai tempi”
«Questo nuovo codice – spiega Carlo Bartoli – è stato aggiornato non solo nelle norme, ma anche nei principi ispiratori. Tiene conto delle trasformazioni recenti, come le nuove normative su privacy e immigrazione, e introduce capitoli specifici sull’uso dell’intelligenza artificiale.
Ma soprattutto, è un codice pensato anche per i cittadini: devono sapere se un giornalista ha operato correttamente. Il nostro riferimento non sono i potenti o gli editori, ma l’opinione pubblica. I cittadini sono i nostri veri datori di lavoro.»
Bartoli ha sottolineato inoltre come, nell’epoca digitale, la difficoltà nell’orientarsi tra le fonti riguardi non solo i giornalisti, ma anche i cittadini stessi: «Bisogna imparare a distinguere tra fonti attendibili e informazioni distorte.
Il consiglio che do è semplice: diffidate da chi dice “l’ho letto su Internet”. Verificate, incrociate le fonti, chiedetevi sempre da dove arriva una notizia.»
Verso una professione più agile e trasparente
Anche Gianpaolo Marchini, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, ha sottolineato l’importanza del cambiamento in atto: «Il nuovo codice è molto più snello rispetto al precedente Testo unico, che decade il 31 maggio.
È stato costruito integrando e razionalizzando le diverse carte deontologiche esistenti, con uno sguardo attento alla contemporaneità.»
Marchini ha ribadito come il documento punti a rafforzare il legame tra giornalisti e cittadini, offrendo anche un riferimento chiaro per l’azione dei Consigli di disciplina:
«Sarà uno strumento utile per valutare il lavoro dei colleghi e per rendere trasparente l’attività della professione.»
Riguardo alla difficoltà di esercitare la professione in un’epoca in cui chiunque può diffondere contenuti online, Marchini non ha dubbi: «La nostra responsabilità cresce.
In un’epoca in cui tutti hanno accesso a ogni tipo di notizia, il giornalista è chiamato a svolgere una funzione ancora più centrale: selezionare, verificare, certificare le informazioni.»
Un ruolo centrale per l’informazione
Il nuovo codice non si limita a elencare divieti e obblighi, ma intende riaffermare la funzione sociale del giornalismo.
A tal proposito, tra gli articoli più significativi ci sono quelli sul rispetto delle fonti, la tutela delle persone vulnerabili, la corretta diffusione delle immagini e – novità assoluta – l’utilizzo consapevole dell’intelligenza artificiale, che non può mai sostituirsi al lavoro del giornalista, ma solo supportarlo.
Come si legge nel testo ufficiale, «il giornalista è responsabile del contenuto prodotto con IA, ne esplicita l’utilizzo e verifica sempre le fonti e l’attendibilità dei dati» ((vedi il codice deontologico qui allegato))
Con l’entrata in vigore del nuovo codice, il giornalismo italiano si dota di uno strumento aggiornato, necessario in un’epoca complessa e in continua evoluzione, in cui il diritto all’informazione si intreccia con nuove tecnologie, mutamenti sociali e nuove sfide etiche.