Oblio e perdono di Robert Harris


a cura di Roberto Fiorini

 

Ultimo “Libro per tutte le orecchie” dell’anno 2023.
Decido di augurare un Buon Anno a tutti i lettori con una frase di Francis Scott Fitzgerald: “Questa è la parte più bella di tutta la letteratura: scoprire che i tuoi desideri sono desideri universali, che non sei solo o isolato da nessuno. Tu appartieni”.

Se un uomo è destinato ad essere ucciso da un altro, sarebbe interessante tracciare la graduale convergenza dei loro percorsi. All’inizio potrebbero essere a chilometri di distanza l’uno dall’altro. Eppure alla fine siamo destinati a incontrarci, non possiamo evitarlo” scrive invece Vasilij Grossman in Vita e destino  in cui immagina le vite parallele di un uomo e del suo assassino.

Questa è anche l’idea che anima il romanzo di Robert Harris dal titolo Oblio e perdono edito da Mondadori con la traduzione di Annamaria Raffo, che – sebbene sia ambientato nel XVII secolo – catapulta il lettore in una caccia all’uomo che si intreccia tra la Londra dell’era della Restaurazione e le terre selvagge del New England pre rivoluzionario.

Luglio 1660.
Due uomini dalle barbe incolte e i vestiti ricoperti di salsedine approdano sulle sponde del Massachusetts.
Si tratta del colonnello Edward Whalley e di suo genero, il colonnello William Goffe.
Sono in fuga, ricercati per l’omicidio di re Carlo I, un’esecuzione clamorosa che ha segnato il culmine della guerra civile inglese, durante la quale le truppe parlamentari hanno combattuto con successo contro i realisti per il controllo del paese.
Ma ora, dieci anni dopo la decapitazione di Carlo, i realisti sono tornati al potere.
In base alle disposizioni dell’Atto di oblio, i cinquantanove uomini che hanno firmato la condanna a morte del re e hanno partecipato alla sua esecuzione sono stati giudicati colpevoli di alto tradimento.

L’Atto di Oblio fu l’editto sulla scia della caduta del Commonwealth inglese che perdonò tutti coloro che avevano usato le armi contro il re, tranne coloro che ebbero avuto un ruolo diretto nell’esecuzione di Carlo I.
Molti di questi erano già morti: lo stesso Cromwell era morto due anni prima della Restaurazione, nel 1660.
Ma uno dei nomi più importanti sul decreto che ha segnato il destino di Carlo è stato quello del colonnello Edward Whalley, un cugino e amico d’infanzia di Cromwell che era fuggito in America con suo genero, un altro regicida, il colonnello Will Goffe.

Una narrazione incalzante che segue la più grande caccia all’uomo del Diciassettesimo secolo, e racconta un’epica storia vera sulla religione, la vendetta e il potere, trasportando il lettore in uno dei periodi più tumultuosi della storia inglese.

Oblio e perdono è uno straordinario romanzo che fa rivivere il passato.
Con un linguaggio moderno, narra le ferite della brutale guerra civile ancora visibili sui corpi degli uomini e nelle correnti sotterranee del sentimento partigiano.
Anche in America Whalley e Goffe non possono essere sicuri della loro accoglienza.

I dialoghi sono immaginati ma l’architettura della trama e le identità dei personaggi sono tratte da una vasta ricerca storica effettuata dall’autore.
L’unica figura inventate che nasce dalla fantasia è il cacciatore di uomini vendicativo, Richard Nayler, che spinto da motivi sia personali che politici vuole rintracciare Whalley e Goffe a tutti i costi.
Porta con sé un fazzoletto con il sangue del re morto.
Il sangue del martire si era asciugato nel corso degli anni fino a diventare un colore ruggine sbiadito. Forse un giorno sarebbe scomparso. Ma finché esisteva, Nayler aveva giurato di fare tutto ciò che era in suo potere per vendicare gli eventi di quel giorno di gennaio”.
Nayler è un detective e un mostro.
Cosa lo fa correre all’inseguimento di Whalley e Goffe?
Ambizione frustrata, risentimento e soprattutto la perdita di Sarah, il suo grande amore.
Sono stati Whalley e Goffe a ordinare il suo arresto, e lui non si fermerà davanti a nulla per rintracciarli.

Seguiamo nel racconto i percorsi turbolenti dei fuggiaschi nelle comunità puritane del New England.
Whalley ha 60 anni e Goffe ne ha 40 e la vita dei fuggitivi non è facile.
Goffe sente la mancanza della sua giovane famiglia, di un legame con l’Inghilterra che non riesce a recidere.
Goffe è un uomo religioso – voleva diventare ministro prima che intervenisse la guerra – ma Harris non si lascia coinvolgere dalla dottrina cristiana, piuttosto analizza la semplicità della sua fede e il sentimento anti-monarchico che trova una casa naturale tra i dissidenti e i puritani del Nuovo Mondo.
Ma a Londra Richard Nayler, è incaricato di consegnare i traditori alla giustizia e non avrà pace finché non li avrà presi.

Un inseguimento che attraversa due continenti, per portare a termine un atto di giustizia e insieme di vendetta personale.
Il ritmo del romanzo cresce, diventa vorticoso, pagina dopo pagina.
Il senso di un incontro/scontro inevitabile spinge in avanti la narrazione e fa si che diventi complicato per il lettore chiudere le pagine per rimandare al domani il proseguo della lettura.
I capitoli, i paragrafi, persino le frasi diventano sempre più brevi man mano che i colonnelli cercano di sfuggire al loro inseguitore.
I pezzi del puzzle narrativo vanno man mano tutti al loro posto.

Oblio e perdono è davvero un bel romanzo che racconta una nazione divisa e le ferite invisibili che guariscono più lentamente di quelle visibili.
Robert Harris è uno scrittore straordinariamente versatile le cui ambientazioni spaziano dall’antica Roma a 800 anni nel futuro.
Ex giornalista politico, esplora spesso gli aspetti più oscuri della politica e i suoi effetti corruttivi sugli individui.

Come osservò il poeta e filosofo tedesco Novalis più di due secoli fa, i romanzi nascono dalle carenze della storia.
Harris si propone di colmare queste lacune e ci riesce straordinariamente bene.
Scrive narrativa, ma tratta con rispetto i pochi fatti disponibili e le teorie più plausibili, e le estrapola abilmente.

Ogni preda ha bisogno di un cacciatore ed Harris controbilancia Whalley e Goffe con Richard Nayler, l’immaginario segretario del comitato per il regicidio del consiglio privato, che ha una potente ragione personale per volerli morti.
Non è solo la caccia che interessa Harris, è anche tutto ciò che l’ha provocata – la guerra civile, l’esecuzione di Carlo I e gli anni del Commonwealth e di Cromwell.
Affronta questo in una serie di flashback, che includono alcune delle scene drammatiche.
Whalley utilizza il suo tempo libero forzato per scrivere un diario dove si mescolano i ricordi con una rivalutazione della sua vita e delle sue convinzioni.

Un romanzo pieno di suspense.

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