Le sette morti di Evelyn Hardcastle di Stuart Turton

a cura di Roberto Fiorini

Blackheath House è una maestosa residenza di campagna cinta da migliaia di acri di foresta, una tenuta enorme che, nelle sue sale dagli stucchi sbrecciati dal tempo, è pronta ad accogliere gli invitati al ballo in maschera indetto da Lord Peter e Lady Helena Hardcastle.
Gli ospiti sono membri dell’alta società, ufficiali, banchieri, medici ai quali è ben nota la tenuta degli Hardcastle.
Diciannove anni prima erano tutti presenti al ricevimento in cui un tragico evento – la morte del giovane Thomas Hardcastle – ha segnato la storia della famiglia e della loro residenza, condannando entrambe a un inesorabile declino.
Ora sono accorsi attratti dalla singolare circostanza di ritrovarsi di nuovo insieme, dalle sorprese promesse da Lord Peter per la serata, dai costumi bizzarri da indossare, dai fuochi d’artificio.

Le sette morti di Evelyn Hardcastle, romanzo d’esordio dello scrittore inglese Stuart Turton edito da Neri Pozza con la traduzione di Federica Oddera, è un vertiginoso rompicapo letterario, dove lo sfortunato protagonista è condannato a rivivere lo stesso giorno più e più volte, a meno che non riesca a risolvere un omicidio durante un ballo in maschera.

Alle undici della sera la morte torna a gettare i suoi dadi a Blackheath House.
Nell’attimo in cui esplodono nell’aria i preannunciati fuochi d’artificio, Evelyn, la giovane e bella figlia di Lord Peter e Lady Helena, scivola lentamente nell’acqua del laghetto che orna il giardino antistante la casa.
Morta, per un colpo di pistola al ventre.
Un tragico decesso che non pone però fine alle crudeli sorprese della festa.
L’invito al ballo si rivela un gioco spietato, una trappola inaspettata per i convenuti a Blackheath House e per uno di loro in particolare: Aiden Bishop.
Evelyn Hardcastle non morirà, infatti, una volta sola.
Finché Aiden non risolverà il mistero della sua morte, la scena della caduta nell’acqua si ripeterà, incessantemente, giorno dopo giorno.
E ogni volta si concluderà con il fatidico colpo di pistola.
Il solo modo per porre fine a questo tragico gioco è identificare l’assassino.
Ma, al sorgere di ogni nuovo giorno, Aiden si sveglierà nel corpo di un ospite differente.
E qualcuno è determinato a impedirgli di fuggire da Blackheath House.

Il narratore, Aiden Bishop appunto, si sveglia in una foresta fuori da Blackheath House, “un vasto maniero georgiano“, senza sapere chi o dove si trovi, o perché stia urlando il nome Anna.
Un uomo con una maschera da medico lo informa che per otto giorni si sveglierà nel corpo di un altro testimone dell’uccisione della giovane e bella Evelyn Hardcastle.
Se alla fine di quella lunga settimana, durante la quale Aiden ricorderà tutto ciò che accade, non riuscirà a identificare l’assassino e a spezzare il bizzarro ciclo di omicidi, avrà la memoria cancellata e sarà costretto a ricominciare dall’inizio.
Essere reale o non essere reale, questa è la domanda che Aiden si pone lottando per la propria identità mentre viene “ospitato” da individui che includono il signore del maniero, un medico e un maggiordomo.

E’ un vero piacere abbandonarsi alla lettura del libro, trovandosi di fronte a scoperte e sconvolgimenti emozionanti ad ogni singola pagina, come angoli di un labirinto.
Non soltanto niente è ciò che sembra, ma non è nemmeno ciò che sembra dopo che è stato rivelato.
Una rivisitazione audace e fantasiosa del collaudato e testato mistero dell’omicidio in una casa padronale inglese che riesce ad essere sia familiare ed assolutamente diverso da qualsiasi cosa i lettori abbiano mai incontrato prima.
Capovolge il convenzionale romanzo giallo e allo stesso tempo eleva il genere a nuove vette.

Quasi come un vertiginoso gioco del gatto e del topo che tiene il lettore sulle spine mentre tenta di tenere il passo con i vari loop nel tempo dando un senso a tutti gli indizi che vengono sparsi dai vari ospiti nel corso della giornata.
Un thriller oscuro e davvero intrigante, un romanzo poliziesco al di fuori del convenzionale ed assolutamente originale sia per i colpi di scena che per i personaggi insoliti e bizzarri.

Un romanzo complesso.
Un rompicapo che premia una seconda lettura per riscoprire i suggerimenti e gli indizi sparsi qua e la nelle pagine e persi durante la prima lettura.
Assolutamente ingegnoso e originale.
La scrittura è immersiva e il lettore scivola tra le pagine seguendo Aiden Bishop nella sua adrenalinica caccia all’assassino.
Fin dal primo capitolo si percepisce che possa trattarsi di una storia misteriosa che ripercorre i canoni standard del giallo, ma questa percezione verrà capovolta.

Mentre Stuart Turton ci trascina dentro la storia, indizio dopo indizio, il lettore continua a porsi un’unica domanda: cosa sta accadendo davvero qui?
Una storia poliziesca di viaggi nel tempo?
Sarebbe davvero riduttivo perché come afferma Aiden Bishop “ogni uomo è in una gabbia di sua creazione”.
Alla fine è la storia che trionfa, con una serie di rivelazioni dell’ultimo minuto abbaglianti e inaspettate e con un finale che diventa uno vero e proprio spettacolo pirotecnico.

Un romanzo intelligente e divertente con sorprese esplosive, che tiene incollato il lettore alle pagine con un labirinto complesso, affascinante e sconcertante.
E ricorda.
Evelyn Hardcastle sarà uccisa alle 11:00.
Ci sono otto giorni e otto testimoni da abitare.
Ti lasceremo scappare solo dopo che ci dirai il nome dell’assassino.
Capito?
Allora iniziamo.
E lasciamoci coinvolgere da una trama tecnicamente intricata con una forte dose di fatalismo che genera tensione e suspense.
Oltre alla prosa di qualità letteraria indubbia, due a mio parere sono le chiavi del successo del libro: l’uso meraviglioso di una narrazione in prima persona al presente e il ricorrente e abile realismo dell’ambiente narrativo.

Oltre 500 pagine assolutamente originali ed uniche che il lettore difficilmente riuscirà a togliersele dalla testa.

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