Rebecca la prima moglie di Daphne Du Maurier

Nel 1937 una giovane moglie sedeva alla sua macchina da scrivere in una casa in affitto ad Alessandria d’Egitto.
Non era felice.
Nonostante provenisse da una famiglia di teatranti esuberanti, era solitaria e terribilmente timida.
Gli impegni sociali che derivavano dall’essere sposata con un ufficiale comandante del 2° Battaglione Granatieri della Guardia non erano per lei.
Faceva troppo caldo e le mancava terribilmente l’Inghilterra, anche se non la figlia piccola e il neonato che si era lasciati alle spalle.
All’età di 30 anni aveva già pubblicato quattro romanzi e due biografie.
Eppure 15.000 parole del suo nuovo libro erano state strappate nel cestino della carta straccia.
Conosceva il titolo, ma non quello che sarebbe stato lo svolgersi della sua trama.
Sapeva però che ci sarebbero state due mogli, una morta, e il nome: Rebecca.

Così il romanzo prende forma.

L’ha scritto in prima persona, dal punto di vista di un narratore senza nome, che incontra l’affascinante ma infelice Max de Winter mentre lavora come compagno di una signora in un hotel di Monte Carlo.
La ragazza è ansiosa, osservatrice, sognatrice, terribilmente romantica, una perenne sognatrice le cui paure e insicurezze scoppiano fuori controllo quando diventa amante dell’inquietante Manderley.

Rebecca la prima moglie di Daphne Du Maurier edito da Il Saggiatore con la traduzione di Marina Monpurgo non è soltanto una bellissima storia senza tempo ed un classico, ma come l’incipit in forma di sogno indica, è un viaggio nell’inconscio femminile.

Durante un soggiorno a Monte Carlo insieme alla signora cui fa da dama di compagnia, una giovane donna, appena ventenne, conosce il ricco e affascinante vedovo Maxim de Winter. L’uomo inizia a corteggiarla e, dopo due sole settimane, le chiede di sposarlo; lei, innamoratissima, accetta con entusiasmo e lo segue nella sua grande tenuta di famiglia a Manderlay.
Sembra l’inizio di una storia da favola, ma i sogni e le aspettative della giovane si scontrano subito con la fredda accoglienza della servitù, in particolare della sinistra governante.

Rebecca è un libro molto particolare.
È un melodramma, e non è affatto a corto di colpi di scena.
Ci sono due navi affondate, un omicidio, un incendio, una festa in maschera e molteplici tradimenti.
Un thriller psicologico ricco di suspense e mistero, colpi di scena e ribaltamenti inaspettati, passioni e segreti.
Un romanzo sulla gelosia e sulla memoria, che conduce il lettore tra le pieghe dell’animo umano, là dove si nascondono gli spettri nati dal dolore più atroce e dalle paure più inconfessabili.

Donna non si nasce, ma si diventa” afferma Simone de Beauvoir e Rebecca spiega molto bene cosa questo significhi e quanto possa costare.
Un modello di bellezza e gentilezza?
Una donna attraente?
Rebecca è tutto questo e altro ancora.
È un animale, un diavolo, un serpente, vizioso, dannato.
È entrata in un vortice a causa della sua sessualità, al suo stile di vita.

Rebecca è la defunta signora de Winter più viva che mai nella memoria di tutti quelli che l’hanno conosciuta e modello inarrivabile per la giovane, che invece si muove impacciata e confusa nella sua nuova esistenza altolocata e mondana.
Un fantasma ingombrante che si trasformerà in una vera e propria ossessione per la protagonista, costretta a immergersi nelle ombre del proprio matrimonio e spinta sempre più ai confini della follia, fino a dubitare della propria stessa identità.

Il lettore viene manipolato e indotto a credere che il suo omicidio e il suo occultamento siano in qualche modo necessari, persino romantici.
Che essere cornuti è un destino molto peggiore della morte di una donna.
Si tratta di una cupa rielaborazione di Barbablù, in cui l’assassino è improvvisamente la vittima, adorabile nonostante le mani insanguinate.

Rebecca procede narrativamente come una struttura circolare inquietante, un circuito chiuso.
Finisce con….
Meglio non anticiparlo per i lettori che non lo hanno letto, immagino pochissimi.
Ma i primi due capitoli sono in fondo anche una conclusione.

Marito e moglie sono stati condannati all’inferno, in un paese caldo, senza ombre, senza nome, alloggiando come criminali in un anonimo hotel.
È evidente che sono redivivi in una sorta di aldilà, i loro unici articoli di piacere sono vecchie riviste inglesi sulla pesca a mosca e sul cricket.
Il narratore attesta la loro felicità e libertà duramente conquistate, pur consapevole che vivono in un luogo accessibile solo attraverso le rotte incerte del sogno e della memoria, espulsi dall’Eden che non hanno mai del tutto posseduto.

Rebecca è stato un bestseller.
A distanza di 80 anni continua a vendere ogni mese decide di migliaia di copie.
Rebecca racconta la gelosia.
L’idea era nata dalla gelosia dell’autrice nei confronti della donna con cui suo marito era stato fidanzato per un breve periodo.
Non è insolito che un romanzo contenga elementi tracciabili della vita del suo autore.
La cosa strana di Rebecca è che sembra in qualche modo predittiva, troppo piena di cose che appartenevano non solo al passato di Du Maurier, ma anche al suo futuro.

Ciò che è passato è anche futuro“, osservò una volta.
Quando, nel 1957, suo marito ebbe un esaurimento nervoso e si scoprì che aveva avuto due relazioni contemporaneamente, Du Maurier scrisse una lunga lettera a un’amica, in cui raccontava su come la sua vita si fosse intrecciata con la trama del suo libro più famoso.

Un romanzo che costruisce paesaggi emotivi in cui si può entrare a piacimento, in cui i desideri difficili e indomabili possono avere libero sfogo.
L’intramontabile classico di Daphne Du Maurier ha un meraviglioso senso di grandiosità.
Che si tratti dei luoghi storici o di circostanze misteriose in cui si trova la protagonista, tutto sembra assumere una vita propria.
L’autrice riesce a tratteggiare alcuni personaggi estremamente complessi.
La protagonista del romanzo, anche se rimane senza nome, è un brillante studio sulla gelosia.
Proviene da un ambiente operaio, è pura, ingenua, timida e innocente.
L’affascinante e talentuosa Rebecca è la causa degli intensi sentimenti di gelosia e insicurezza del narratore.
Maxim de Winter si presenta come un colto gentiluomo inglese.
Salvo poi palesarsi per quello che è, u assassino a piede libero.
Non solo ha ucciso la sua ex moglie e lo ha fatto passare per un tragico incidente in barca, ma è riuscito a ingannare tutti – compresa la sua nuova moglie – per il resto della sua vita.
La signora Danvers, la governante di Manderley, viene dipinta in una luce gotica, con un aspetto oscuro e spettrale dentro un’atmosfera sinistra.
Ad ogni centimetro della casa è conferito un’aria di fascino e un tocco di mistero allo stesso tempo.

Pubblicato nel 1938, Rebecca rimane ancora oggi una magistrale storia piena di suspense.

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