Vaccinazione Covid-19 pediatrica: i dati confermano che non è una questione di coraggio ma di incoscienza

di Stefano Pezzola

Il 20 dicembre 21, l’Office for National Statistics (ONS) ha pubblicato un report contenente i dati riferiti ai “Decessi per stato di vaccinazione in Inghilterra” tra il 1° gennaio e il 31 ottobre 2021.

L’ONS ha modulato le tabelle “tassi di mortalità standardizzati” per età, per fascia di età e stato di vaccinazione, presentando però soltanto i dati per le persone di età pari o superiore a 18 anni.

Le vaccinazioni, d’altra parte, sono disponibili per i bambini di 12 anni da pochi mesi, è opportuno altresì ricordare che è stato permesso di ricevere l’iniezione contro la volontà dei genitori.

Ai bambini di cinque anni è stato somministrato un dosaggio ridotto dei vaccini.

Tuttavia, nella tabella 9 del set di dati “Decessi per stato di vaccinazione”, l’ONS ha inavvertitamente fornito abbastanza dettagli sui decessi tra bambini e adolescenti per stato di vaccinazione per rendere possibile il calcolo dei tassi di mortalità.

I dati esplicitati mostrano un forte aumento dei decessi tra i bambini monovaccinati e quelli a doppia vaccinazione rispetto alle loro controparti non vaccinate.

Per i bambini di età compresa tra 15 e 19 anni, il rischio di morte aumenta dell’82% dopo la prima dose e di uno scioccante 226% dopo a seconda dose.

Ma le cose vanno molto peggio per i ragazzi dai 10 ai 14 anni.

Il rischio di morire aumenta fino all’885% dopo la prima dose, per raggiungere uno sconvolgente 5105% dopo la seconda dose.

Ciò significa che i bambini tra i 10 e i 14 anni, che hanno ricevuto almeno una dose del vaccino Covid-19, hanno 10 volte più probabilità di morire tra gennaio e ottobre 2021, mentre i bambini che hanno ricevuto anche la seconda dose avevano 52 volte più probabilità di morire.

Lo vediamo anche riflesso nelle cifre dei decessi tra i gruppi di età che sono state pubblicate anche dall’ONS.

I rischi superano chiaramente i benefici nella somministrazione del vaccino COVID-19 tra i bambini, poco altro da aggiungere.

Il Joint Committee on Vaccination and Immunisation (JCVI), un consulente indipendente del governo del Regno Unito sul programma di immunizzazione, ha stabilito l’anno scorso che le prove disponibili indicano che i benefici per la salute individuale della vaccinazione COVID-19 sono modestissime nei bambini di età compresa tra 12 e 15 anni.

Hanno anche riconosciuto che c’è “una notevole incertezza riguardo all’entità dei potenziali danni“.

A causa dell’incertezza dei rischi connessi con le iniezioni di Covid-19, il JCVI ha considerato i benefici troppo bassi per affrontare un programma di vaccinazione di massa dei bambini di età compresa tra 12 e 15 anni.

Anche gli studi sul vaccino Covid-19 ancora in corso non hanno mai prodotto prove che i vaccini prevengano l’infezione e la trasmissione o riducano i ricoveri.

La loro misurazione del successo è nella prevenzione dei sintomi gravi del virus, con una forte evidenza che i “vaccinati” possono altrettanto probabilmente trasmettere il virus ad altri.

Il dottor Mike Yeadon ha avvertito all’inizio del 2021 che i bambini hanno 50 volte più probabilità di essere uccisi dal vaccino Covid-19 che dal virus stesso.

L’ex vicepresidente e capo scienziato per l’allergia e le vie respiratorie di Pfizer, ha sottolineato che i vaccini utilizzati contro Covid-19 non sono stati sufficientemente testati e che non avrebbero dovuto ricevere l’autorizzazione all’uso di emergenza quando ci sono farmaci sicuri ed efficaci disponibili per curare il COVID-19.

Yeadon ha spiegato che la tecnologia genetica dell’mRNA utilizzata nel vaccino COVID-19 di Pfizer per innescare il corpo a creare proteine spike virali è un “problema fondamentale” che scienziati e ricercatori conoscono da anni.

Secondo Yeadon, quelle proteine spike possono portare a coaguli di sangue e altri problemi di salute.

Yeadon ha anche affermato che i giovani non vengono aggrediti in modo grave dal SARS COV-2 e che “è una cosa folle vaccinarli con qualcosa che in realtà ha 50 volte più probabilità di ucciderli rispetto al virus stesso“.

I dati ufficiali ONS oggi mostrano che il dr. Yeadon ha ragione e che che i bambini hanno 52 volte più probabilità di morire rispetto ai bambini non vaccinati.

Il dr. Mike Yeadon ha addirittura sottovalutato il vero danno che queste iniezioni sperimentali causano nei bambini.

I vaccini, come qualsiasi altro trattamento medico, hanno rischi e benefici. Dobbiamo considerare ogni prodotto, individualmente, in base ai suoi vantaggi, e specificamente individuare i pazienti o la parte di popolazione per cui il rapporto rischio/beneficio sia favorevole.

Per i vaccini COVID-19, i potenziali benefici sono evidenti per gli anziani e i vulnerabili, mentre per i bambini questa valutazione è molto diversa.

Sarebbe stato opportuno aprire un confronto su queste preoccupazioni nell’ambito di un dibattito scientifico, che è una parte essenziale del metodo scientifico corretto.

Avremmo dovuto garantire il non ripetersi di tragedie del passato, come quelle che si sono verificate con l’immissione sul mercato di altri vaccini.

Ad esempio, il vaccino Pandermix, proposto nel 2010 contro l’influenza suina ha provocato oltre mille casi di narcolessia, una devastante patologia neurologica, in bambini e adolescenti, prima di essere ritirato.

Anche Dengvaxia, un nuovo vaccino contro Dengue, è stato distribuito ai bambini prima dell’esito completo degli studi, e 19 bambini sono morti per il fenomeno noto come ADE prima che il vaccino fosse ritirato.

Non avremmo dovuto rischiare di ripetere gli errori con i vaccini COVID-19.

Ma purtroppo sono soltanto verbi coniugati al condizionale.

Nessuno ha voluto prendere in considerazione che questi farmaci sperimentali avrebbero potuto avere un effetto estremamente dannoso sulle vaccinazioni di tutta la popolazione, in special modo dei bambini.

Non avremmo dovuto introdurre alcun intervento medico sul presupposto che questo abbia ‘una base adatta a tutti’, ma avremmo dovuto valutare pienamente l’idoneità a seconda delle caratteristiche della coorte di età e degli individui interessati, ponderando il profilo di rischio rispetto ai benefici per ciascuna coorte e per gli individui facenti parte del gruppo.

I bambini non hanno bisogno di vaccinazione per la propria protezione!

I bambini sani presentano rischi molto bassi per la COVID-19, con un rischio di morte pari a 1 su 2.5 milioni.

Nessun bambino precedentemente sano sotto i 15 anni è morto durante la pandemia nel Regno Unito e i ricoveri in ospedale o in terapia intensiva sono estremamente rari.

Anche se Long-Covid è stato citato come un motivo per vaccinare i bambini, ci sono pochi dati, e questa condizione sembra essere meno comune e molto più breve che negli adulti e nessuno degli studi sui vaccini ha sinora analizzato l’efficacia su questo fenomeno.

La sindrome multisistemica infiammatoria, PIMS, è stata invece identificata  come potenziale effetto avverso nei bambini vaccinati.

L’immunità naturalmente acquisita è più ampia e più duratura della vaccinazione.

Molti bambini sono già immuni.

Ciò che sconcerta è la leggerezza con la quale alcuni genitori accompagnano i propri figli a sottoporsi ad inocularsi un farmaco sperimentale pubblicando anche foto sui social.

Mi dispiace ma non è questione di coraggio o di responsabilità collettiva ma soltanto di incoscienza.

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