Mentre si aspetta il verdetto sull’AV Medioetruria ci si dimentica delle vecchie ferrovie F.C.U. ferma da 6 anni e F.A.C. a quasi 80 dalla sua dismissione

Galleria della vecchia ferrovia FAC
Galleria della vecchia ferrovia FAC
Orario ferroviario su manifesto d'epoca della ferrovia Arezzo-Fossato (FAC)
Orario ferroviario su manifesto d’epoca della ferrovia Arezzo-Fossato (FAC)
Dettaglio ricostruzione mappa zona valico Scopetone (Giostra-Torrino) del tracciato ferroviario FAC con ponti, stazioni, caselli e gallerie
Dettaglio ricostruzione mappa zona valico Scopetone (Giostra-Torrino) del tracciato ferroviario FAC con ponti, stazioni, caselli e gallerie

Mentre Umbria e Toscana litigano sulla realizzazione della stazione dell’alta velocità ferroviaria “Medioetruria”: se si debba fare a Creti piuttosto che a Rigutino, col rischio che tutto salti, con il verdetto che è previsto da RFI tra circa 2 o 3 settimane, ci si dimentica della vecchia ferrovia F.C.U., la Ferrovia Centrale Umbra che è ferma dal 2017 e che collegava Sansepolcro a Terni passando da Città di Castello e Perugia. Per la verità la sola tratta tra queste ultime 2 località menzionate è ancora in funzione ma con treni a gasolio che viaggiano, si dice, per ragioni di sicurezza, al massimo a 50 km/h. Intanto da Sansepolcro a Città di Castello e da Perugia a Terni il treno è stato sostituito con il bus. Nel frattempo le stazioni e i caselli delle tratte temporaneamente dismesse sono state prese d’assalto dai vandali che le hanno ridotte in un pessimo stato, la vegetazione ha invaso il sedime ferroviario e ben quattro treni elettrici “Minuetto” stazionano da 5 anni in stato di abbandono nella stazione di Umbertide. Il destino della ex-FCU sembrava progressivamente inesorabile. La chiusura definitiva sembrava cosa quasi oramai scontata. Poi è arrivata la possibilità di resuscitare la linea attraverso i fondi del PNRR che sono stati stanziati per la riqualificazione della seconda parte del tracciato tra i due capoluoghi umbri e in seguito, al riallaccio con la tratta a nord verso la Toscana con il capolinea Sansepolcro. I fondi stanziati ammontano a 163 milioni di euro. Il ripristino totale dell’intera tratta è previsto per il 2026.

In realtà la tratta da Sansepolcro a Montecorona, ovvero fino alla periferia sud di Umbertide, oggi sul tracciato della FCU, era già parte del percorso di una storica ferrovia moto strategica ed importante agli inizi del secolo scorso che collegava Arezzo sulla direttrice Firenze-Roma, a Fossato di Vico passando da Palazzo del Pero, Anghiari, Sansepolcro, Città di Castello, Umbertide, Gubbio fino ad innestarsi alla Orte-Ancona all’altezza appunto della stazione di Fossato sul confine umbro-marchigiano. Era denominata Ferrovia dell’Appennino Centrale, a scartamento ridotto e non elettrificata, dovendo percorrere dislivelli importanti come il passo dello Scopetone fino al culmine della stazione di Torrino a 501 s.l.m. con ben 22 gallerie di cui 20 nella tratta Bagnoro-Citerna. Fino agli inizi degli anni trenta del 900 venivano usate locomotive a vapore per la trazione dei convogli, poi con le automotrici a gasolio, la linea fu potenziata notevolmente. Questa ferrovia fu bombardata durante la ritirata dei tedeschi nel 1944 e dopo aver tentato di spostare la stazione di partenza a Santa Maria delle grazie, per i danni subiti dalla stazione centrale di Arezzo, la linea fu definitivamente chiusa poco tempo dopo, a causa della distruzione di tutti i ponti fatti saltare dalle truppe naziste, fra cui quello più alto e maestoso del Torrino.

Tutto il materiale rotabile fu rimosso dal sedime ferroviario. Dai binari alle traversine fino alla massicciata, tutto sparì o fu riutilizzato per altri scopi. Le elettromotrici distrutte e il poco materiale rimanente ancora utilizzabile venduto alle ferrovie Calabro-Lucane. Sono rimasti in piedi solo alcuni ponticelli, stazioni e caselli e tutte le gallerie, tranne una, la n°10, all’altezza della Giostra tra Gragnone e Torrino che crollò in seguito ad un bombardamento.

Oggi a quasi 80 dalla sua dismissione, di questa ferrovia si parla ancora soprattutto in Val Cerfone, dato che per decenni è stata l’unica possibilità di collegamento tra Arezzo e Sansepolcro, non essendoci all’epoca ancora una strada facilmente percorribile con mezzi propri o altro mezzo pubblico. Tanti gli aneddoti che in questi anni si sono raccontati su “Veleno”, così era soprannominato il lentissimo trenino che si inerpicava a fatica sulle curve dello Scopetone slittando sulle rotaie ghiacciate e che inondava di fumo soprattutto in galleria i pendolari che si recavano ai mercati del bestiame o alla Buitoni.

Pur rimasta in funzione dal 1896 al 1944 la linea ferroviaria, dopo la guerra, è stata ripristinata solo nel tratto di Val Tiberina umbra tra Sansepolcro e Mezzocorona, anche perchè nel frattempo da Umbertide a Perugia negli ultimi anni della FAC, prima del conflitto, si era provveduto a prolungare la linea fino a Perugia, procedendo alla sua elettrificazione e successivamente all’allargamento della sede dei binari da scartamento ridotto ad ordinario.

I percorsi da Arezzo a Sansepolcro e da Montecorona a Fossato ormai sono stati restituiti alla vegetazione selvaggia, con la sola eccezione di alcuni edifici che sono stati ristrutturati a civile abitazione come qualche casello e le stazioni di Bagnoro, Gragnone, Torrino, Molin Nuovo, Pieve a Ranco, Le Ville-Monterchi, Citerna, Serrapartucci, Pietralunga, Mocaiana, Torre Calzolari e Branca.

Si è a lungo discusso se ripristinare il vecchio trenino con alcuni aggiustamenti del tracciato o se trasformare il vecchio sedime in pista ciclabile. In quasi 80 anni, dopo il primo rifiuto del governo italiano al ripristino della ferrovia, che nel 1945 non ritenne prioritario, ancora non è stato deciso nulla. La FIAB aveva proposto un percorso ciclopedonale da Arezzo a Sansepolcro, dato che già da diversi anni almeno una volta all’anno alcuni appassionati delle due ruote si ritrovano e si avventurano lungo l’ex tracciato della FAC.

Mentre per il percorso da Arezzo a Le Ville per il momento ci sono solo poche idee lanciate senza convinzione, alcune amministrazioni comunali si sono messe al lavoro. Sul versante umbro si è mosso l’assessore regionale ai trasporti e il comune di Gubbio. E’ stata decisa la realizzazione di una nuova pista ciclabile che collegherà i Comuni di Umbertide, Gubbio e Fossato di Vico, per un tracciato di circa 52 km, alcune porzioni del quale ricadranno sul sedime della vecchia ferrovia. Il più consistente sarà quello ricompreso nella valle dell’Assino in località Serrapartucci, Camporeggiano e Zangolo. Sul versante Toscano invece, è in lavorazione il progetto della ciclopedonale che congiungerà la stazione ferroviaria di Sansepolcro con l’abitato di Le Ville. Nel 2018 è stato affidato dai Comuni di Anghiari, Monterchi e Sansepolcro ai rispettivi tecnici l’incarico di redigere il progetto di fattibilità, approvato dalle Giunte comunali alla fine dello stesso anno e poi finanziato dalla Regione Toscana. La ciclopista si svilupperà per circa 18 chilometri, naturalmente si dovranno anche fare i conti con i cambiamenti che si sono registrati nei decenni di inattività della strada ferrata. Alcuni tratti infatti sono oggi proprietà privata e sono numerosi i casi in cui i privati hanno invaso parti di proprietà pubblica, rendendo necessario il ripristino dei limiti originari. Mancano inoltre i ponti per attraversare il Tevere e il Sovara, l’idea al momento è quella di realizzare delle passerelle. Sul percorso ci sarebbe anche la galleria del Pantaneto, la più lunga e suggestiva dell’ex-ferrovia che però si trova in una proprietà privata e che qualora venisse inserita nel tracciato della ciclopedonale ne arricchirebbe decisamente il fascino.

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