di Stefano Pezzola
“Il governo di Zelensky ha mentito sull’assassinio di nostro figlio“.
Ci sono storie dentro alle storie per raccontare le guerre.
Non tutto è bianco o nero, esistono tante sfumature di grigio.
Andrea Rocchelli, il fotoreporter di Pavia ucciso il 24 maggio del 2014 all’età di 31 anni, assieme all’attivista per i diritti umani Andrej Mironov, ne è un esempio.
Ucciso dai militari ucraini mentre documentava la violenza contro i civili del Donbass.
Crimini di guerra.
Vitaly Markiv, comandante dell’esercito nazionale di Kiev, dopo indagini, menzogne e prove a suo carico comprese intercettazioni, viene arrestato nel 2017 per l’omicidio di Andrea.
Dopo aver trascorso tre anni in carcere, è tornato in Ucraina ed è oggi considerato un eroe.
La guerra non è scoppiata da qualche giorno come ostinatamente e vigliaccamente ricordato dai media di regime.
Nel Donbass ci sono famiglie che da otto anni vivono nelle cantine sotto i bombardamenti dell’esercito ucraino, ma oggi “sei fuori” se non metti una bandiera dell’Ucraina come foto profilo o sulla finestra di casa.