Home L'editoriale Covid-19: tre indizi fanno una prova?

Covid-19: tre indizi fanno una prova?

0
72 views

di Stefano Pezzola

Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova” una citazione che si ama attribuire alla signora del giallo Agatha Christie.

Primo Indizio

Il Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB) ha pubblicato, il 10 gennaio scorso, un Parere sull’eticità e la trasparenza della comunicazione scientifico-sanitaria e sui doveri del giornalista nel quadro dell’emergenza Covid, in cui si accusa la stampa italiana non soltanto di sensazionalismo ma anche di marginalizzazione delle opinioni scientifiche e politiche minoritarie o dissenzienti, oltre a denunciare l’elargizione di una serie di fondi governativi a favore della stampa italiana, considerandoli contrari alle norme europee.

Nello stesso Parere – rivolto alla Commissione Europea, al Governo italiano e all’Ordine dei giornalisti – si ricorda anche ai medici “il principio del consenso informato” (che non si comprende come possa essere rispettato di fronte a un obbligo di Legge come quello per gli over 50) e che: “la disciplina del controverso scudo penale certamente non esime il medico/sperimentatore dalla responsabilità di natura civile che potrebbe derivare dal contenzioso destinato a essere dischiuso dalla cosiddetta campagna vaccinale anti-Covid”.

Secondo Indizio

L’11 gennaio scorso il capo della strategia vaccinale dell’Ema, Marco Cavaleri, ha affermato quanto la politica e la medicina – oltre che il giornalismo –  avrebbero dovuto comprendere fin da subito che “le vaccinazioni ripetute a breve tempo di distanza non rappresenterebbero una strategia sostenibile a lungo termine”.

Inoltre: “se abbiamo una strategia in cui diamo booster ogni quattro mesi potrebbero esserci alla fine problemi con la risposta immunitaria e non essere più buona come la vorremmo. Dovremmo quindi stare attenti a non sovraccaricare il sistema con una ripetuta immunizzazione”.

Posizione condivisa dal professor Crisanti che ha affermato: “non credo che la soluzione al problema possa arrivare dal vaccino mRna che Pfizer o Moderna produrranno per la variante Omicron. Il problema è strutturale, è legato alla formulazione di questi vaccini che inducono un’immunità di 4-5 mesi. Non si possono vaccinare 50 milioni di persone ogni 4 mesi”.

Terzo Indizio

L’OMS dopo mesi di delirante e monocorde comunicazione, pubblica probabilmente la prima raccomandazione di buon senso ovvero che “sono necessari e dovrebbero essere sviluppati vaccini in grado di prevenire le infezioni e la trasmissione del Covid, oltre alla malattia grave e al decesso”.

Il che implicitamente ammette che i vaccini attualmente in uso – almeno in Europa, dato che non abbiamo informazioni precise per quanto riguarda Cina. Russia e Cuba – sono trattamenti terapeutici preventivi e non vaccini sterilizzanti.

Dogma, al contrario, sostenuto da molti Capi di Governo e che è implicito nell’imposizione dell’obbligo vaccinale agli over 50 in quanto si giustifica il sacrifico della libertà del singolo in favore di un bene collettivo superiore, ossia la sanità pubblica.

Non solo, tale affermazione dell’Oms rende ancor più insostenibile a livello giuridico, sociale e politico il Green Pass – più o meno rafforzato che sia – dato che ammette come i prodotti in uso anche in Italia non rendono la popolazione vaccinata incapace di contagiare e contagiarsi.

Tre Indizi = una prova

Cos’è allora il farmaco Comirnaty chiamato indebitamente da mesi vaccino?

Pensavamo fosse una preparazione tesa all’immunizzazione dell’individuo e all’inibizione della trasmissibilità, ma questo pseudo vaccino servirebbe esclusivamente ad evitare un aggravamento della malattia.

Come si può quindi imporre l’obbligo agli over 50 per quello che è a tutti gli effetti un trattamento terapeutico?

Consultando una qualsiasi enciclopedia medica possiamo apprendere che “un vaccino è una preparazione rivolta a indurre la produzione di anticorpi protettivi da parte dell’organismo, conferendo una resistenza specifica nei confronti di una determinata malattia infettiva (virale, batterica, protozoaria). In origine, il termine designava il vaiolo dei bovini (o vaiolo vaccino)”.

Purtroppo l’incompetenza, e soprattutto l’accidia ha portato la gran parte dei medici a non leggere neppure il bugiardino del farmaco Comirnaty di Pfizer BioNTech.

https://www.ema.europa.eu/en/documents/product-information/comirnaty-epar-product-information_it.pdf

A pag. 9 punto 5.1 del bugiardino di cui sopra, inerente il meccanismo d’azione, si legge: “il vaccino induce sia una risposta anticorpale neutralizzante che una risposta immunitaria cellulo-mediata verso l’antigene delle proteine Spike (S), che possono contribuire a proteggere contro COVID-19”.

Disabituati ormai da mesi a pensare e a sviluppare un pensiero critico e forse ignari che le parole hanno un peso, pare che la gran parte dei medici e scienziati abbiano dimenticato che la COVID-19 è la malattia e non l’agente patogeno, che si definisce invece SARS-CoV-2.

Se le parole non sbagliano qui non si parla di immunizzazione dalla malattia e dal virus, bensì di contributo alla protezione dalla malattia, che poi l’inganno si nasconda nell’equivoca definizione di vaccino che ha automaticamente indotto la pigrizia dei medici ad attribuire ai nuovi farmaci genici i caratteri dei vaccini tradizionali, non ci dovrebbe nemmeno esser bisogno di dirlo.

Era dunque chiaro fin dall’inizio – per chi l’avesse voluto conoscere – che non si trattava di un vaccino sterilizzante e, quindi, in grado di proteggere anche gli altri, ma solo, forse, di un vaccino terapeutico.

Tuttavia, se si fosse applicato questo concetto sarebbe risultato impossibile approvare tale farmaco con le procedure d’emergenza riservate ai vaccini.

Così gli inganni vanno avanti dalla notte dei tempi e all’Azzeccagarbugli si potrebbe chiedere non solo come si fa a imporre obbligatoriamente un trattamento terapeutico – esiste in proposito il TSO – ma addirittura che si possa chiedere un consenso informato all’obbligo stesso firmato dal paziente!

Siamo nell’ambito della lucida follia!

Secondo la rivista scientifica Nature: “nelle persone che hanno recuperato dalla malattia, sono rilevabili nel midollo osseo plasmacellule di lunga durata capaci – se stimolate – di produrre nuovamente anticorpi contro il virus”.

Ed allora come mai si impone a chi è guarito il vaccino a distanza di soli 180 giorni dalla negativizzazione?

Per formulare una risposta sensata possiamo soltanto pensare ad un fenomeno di dissonanza cognitiva che abbia sincronicamente colpito tutta la classe medica o comunque a qualche evento di carattere psicopatologico sociale, ma si tratta di pure ipotesi.

Siamo di fronte ad impiegati della sanità pubblica che hanno completamente dimenticato anni di studi, cancellato con un reset le più basilari cognizioni epidemiologiche e farmacologiche.

Del resto è ben noto che per ogni prodotto lanciato da campagne promozionali, specie se aggressive, si magnificano sempre gli effetti omettendo comparazioni e difetti. 

Se poi di mezzo c’è Pfizer il marketing sanitario è consolidato con prassi ben note da anni.

Per il Governo l’immunità da malattia cessa, non in base alle evidenze scientifiche, bensì dopo 6 mesi o in base alle decisioni ministeriali.

Eppure qualsiasi medico avrebbe dovuto sapere che quando si inserisce nella cellula un mRNA estraneo e modificato si pretenderebbe erroneamente trattarsi di un vaccino, in realtà, si tratta al più di un vaccino terapeutico ossia di una terapia, ammettendo la stessa Pfizer che non è immunizzante contro il virus se non in parte.

Si tratta in ogni caso di un prodotto a carattere genico.

E qualsiasi medico avrebbe dovuto sapere che terapie geniche più o meno funzionanti o pasticciate sono in sperimentazione e in parte in uso già da qualche tempo.

Qui siamo però di fronte ad un presunto vaccino somministrato a centinaia di milioni di individui in tempi rapidissimi e prodotto inserendo nelle cellule una falsa informazione ovvero una informazione non propria del genoma della cellula che la riceve e che ne viene ingannata, dotata di carattere genico, basata infatti, a seconda dei casi, su mRNA o DNA.

Tale falsa informazione induce la cellula a produrre, tramite i ribosomi, una proteina ad essa totalmente estranea, la Spike, che almeno in parte viene espulsa dalla cellula che l’ha sintetizzata attraverso la membrana plasmatica, che in tale fase muta caratteristiche, e poi immessa in circolo dove andrà a suscitare una reazione immunitaria; va da sé, però, che una simile cellula alterata verrà individuata come malata dal sistema immunitario innato che, ovviamente, reagirà cercando di eliminarla.

https://doctors4covidethics.org/wp-content/uploads/2021/07/Pfizer-pharmacokinetics-and-toxicity.pdf.

Per Comirnaty, esiste una qualche dimostrazione che il messaggio genico veicolato dall’mRNA del farmaco potrebbe, almeno ipoteticamente, interessare qualsiasi distretto corporeo.

Cosa che, peraltro, parrebbe confermata dall’osservazione clinica.

L’argomento è molto delicato e pericoloso, dato che ormai è abbastanza evidente il crollo del dogma della biologia secondo il quale l’RNA non potrebbe essere retrotrascritto come DNA!

Molti studi ormai confermano che la  proteina Spike devia il meccanismo di riparazione del danno al DNA e il meccanismo immunitario adattativo in vitro.

Le proteine Spike possono compromettere l’immunità adattativa inibendo la riparazione del danno al DNA.

Sebbene non sia stata pubblicata alcuna prova che SARS-CoV-2 possa infettare i timociti o le cellule linfoidi del midollo osseo, è stato dimostrato che la proteina Spike ha notevolmente impedito la ricombinazione V(D)J.

Coerentemente con i risultati di cui sopra, le osservazioni cliniche  – nel nostro Paese ormai abbandonate dalla gran parte dei medici – mostrano anche che il rischio di malattia grave o morte con COVID-19 aumenta con l’età, in particolare gli anziani che sono a più alto rischio.

Ciò può essere dovuto al fatto che le proteine Spike di SARS-CoV-2 possono indebolire il sistema di riparazione del DNA delle persone anziane e di conseguenza impedire la ricombinazione V(D)J e l’immunità adattativa.

Se continuiamo ad indurre un organismo a produrre Spike tramite Comirnaty, oggi alla luce di studi scientifici sono abbastanza evidenti le conseguenze immunologiche.

Pare piuttosto ovvio che non è opportuno usare a fini vaccinali tutta la Spike ma di usarne segmenti immunogenici non direttamente attivi.

L’esortazione pare sia caduta nel nulla nel nostro Paese all’interno salotti televisivi, presto atto che la scienza dogmatica senza contradditorio ormai viene presentata soltanto in televisione.

Nei Promessi Sposi, libro prezioso e dimenticato dalle scuole e citato in un mio precedente articolo, don Ferrante, aggrappato alle sue astrologiche convinzioni diceva, “non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che il contagio non può esser né l’uno né l’altro, avrò provato che non esiste, ch’è una chimera…”,  andando con ciò incontro alla morte per peste convinto dalla sua scienza dell’inesistenza del contagio.

In quella stessa manzoniana Milano, un tal Massimo Galli arciconvinto dell’efficacia dei suoi tre vaccini, è andato incontro al Covid dovendo poi ricorrere a una delle efficaci terapie tanto negate e svalutate, i monoclonali.

Orbene, rispetto al più sfortunato, antico collega, per il quale non esistevano antibiotici o immunoterapie, è redivivo ma, al pari di lui, si dichiara ancora convintissimo d’essersi salvato solo perché esistono i vaccini.

Siamo alla follia o che altro?

Ringrazio di cuore il dr. Gianni Gentilini, laureato in medicina e chirurgia con specializzazione in neurologia ed una seconda laurea in storia, autore e divulgatore. Una voce lucida e presente in questi ultimi due anni, un Medico e Scienziato onesto, preparato, dedito alla ricerca e agli studi scientifici. E ringrazio la giornalista Simona Maria Frigerio che dimostra in modo inequivocabile che in un Paese alla deriva come il nostro, fare giornalismo d’inchiesta e di ricerca è ancora possibile. Fra qualche anno sono certo che persone straordinarie come il dr. Gianni Gentilini e la giornalista Simona Maria Frigerio saranno ricordati come EROI liberi dei nostri sciagurati tempi. A loro va il mio devoto GRAZIE.