Covid-19: gli studi di Pfizer dimostrano che l’immunità naturale protegge

di Stefano Pezzola

Torniamo ad analizzare i documenti secretati rilasciati da Pfizer a seguito dispositivo del giudice federale Mark Pittman della Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto settentrionale del Texas, che in data 2 febbraio 2022 ha obbligato la Food & Drug Administration (FDA) a rendere pubblica tutta la documentazione predisposta da PFIZER in occasione della presentazione della richiesta di autorizzazione alla commercializzazione del farmaco/vaccino Comirnaty.
In attesa della pubblicazione delle prossime 10 mila pagine prevista per domani, alcuni giorni fa è stato rilasciato un altro documento dal titolo “Request for priority reviews” risalente al maggio 2021.
Al seguente link è possibile scaricare il documento in formato pdf composto da 17 pagine (Pfizer Request Priority Review ).
Proviamo ad analizzare alcuni passi partendo da pagina 8) id. 1.4.2.1.1.
Sulla base dei dati di fase 1 dello studio FIH BNT162-01, BNT162b1 e BNT162b2 erano sicuri e ben tollerati da adulti sani di età compresa tra 18 e 55 anni, senza risultati imprevisti sulla sicurezza. La reattogenicità e gli eventi avversi tendevano ad aumentare in incidenza e/o gravità con l’aumentare della dose di BNT162b2. La reattogenicità è stata per lo più da lieve a moderata e di breve durata dopo la somministrazione (p. es., si è manifestata e risolto entro i primi 1-2 giorni dopo la somministrazione)”.

Proseguendo si legge:
È noto che i vaccini a base di acido ribonucleico (RNA) inducono interferone di tipo I,10 e interferoni di tipo I regolano il ricircolo dei linfociti e sono associati a migrazione transitoria e/o ridistribuzione dei linfociti.11 Questo rapido rimbalzo dei linfociti sostiene che il i linfociti non sono esauriti, ma migrano temporaneamente fuori dal sangue periferico e successivamente rientrato nel flusso sanguigno al momento della valutazione successiva”.
A pagina 10) id. 1.4.2.2.1 leggiamo ancora:
“Nell’analisi finale di efficacia, tra i partecipanti senza evidenza di infezione da SARS-CoV-2prima e durante il regime vaccinale, l’efficacia del vaccino (VE) contro il COVID-19 confermato verificatisi almeno 7 giorni dopo che la dose 2 era del 95,0%, con 8 casi di COVID-19 nel BNT162b2 gruppo rispetto a 162 casi di COVID-19 nel gruppo placebo. L’intervallo credibile del 95% per il l’efficacia del vaccino era compresa tra il 90,3% e il 97,6%”.““I casi sospetti di COVID-19 che si sono verificati entro 7 giorni dopo qualsiasi vaccinazione erano 409 nel gruppo vaccino contro 287 nel gruppo placebo. È possibile che lo squilibrio nei casi sospetti di COVID-19 che si verificano nei 7 giorni successivi alla vaccinazione rappresenti la reattogenicità del vaccino con sintomi che si sovrappongono a quelli di COVID-19”.

Mettiamola così.
Potrebbe essere il miglior farmaco mRNA del mondo, uscito dai laboratori all’avanguardia di Pfizer, oggetto di scrupolose verifiche quali quantitative, ma se aumenta la possibilità di contrarre il virus SARS COV-2 nei primi giorni dopo l’inoculazione prima di essere protetto, mi chiedo che razza di vaccino sia?
Velocemente adesso raggiungiamo pagina 12) dedicata all’analisi di “Efficacy Against Severe Disease”.
“Tra i partecipanti senza evidenza di infezione da SARS-CoV-2 prima e durante il regime di vaccinazione (popolazione di efficacia valutabile), il VE stimato rispetto a quello definito dalla FDA COVID-19 grave (definizione del protocollo) che si verificava almeno 7 giorni dopo la dose 2 era del 95,3% (a 2 code IC 95%: 71,0%, 99,9%), con 1 e 21 casi rispettivamente nei gruppi BNT162b2 e placebo. Allo stesso modo, anche il VE stimato era del 95,3% (IC 95% a 2 code: 70,9%, 99,9%) tra i partecipanti con o senza evidenza di infezione da SARS-CoV-2, anche con 1 e 21 casi nel BNT162b2 e gruppi placebo, rispettivamente”.
In questo caso non ci sarebbe neppure necessità di spiegare, perché i numeri forniti da Pfizer sono molto chiari poiché esattamente identici ovvero 1 e 21.
Questo dimostra che l’immunità naturale protegge dalla malattia in forma grave.
Sono gli  stessi studi di Pfizer, quindi – depositati ricordiamolo nel maggio 2021 – che dimostrano che l’immunità naturale protegge.
E la domanda sorge spontanea.

Perché allora le persone che hanno già contratto la malattia Covid-19 sono state costrette ad inocularsi almeno due dosi del farmaco Comirnaty di Pfizer dopo 90 giorni, raccontando che l’immunità naturale non era sufficiente?
Rispondo con un dubbio sollevato pubblicamente dalla dr.ssa Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano: “sono assolutamente d’accordo con chi dice che una quarta dose sia positiva esclusivamente per le aziende farmaceutiche che producono i vaccini“.
Ed ancora preme ricordare le parole del dr. Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv): “Big Pharma preferisce forse esaurire le scorte di prodotti vecchi, prima di proporne di nuovi? A voler pensar male, ma non voglio farlo, verrebbe quasi da chiederselo“.

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