I Quattro Quartieri della Giostra hanno marciato insieme contro la violenza sulle donne

I quattro Quartieri della Giostra del Saracino sono eterni rivali. Specie, si sa, sulla lizza di Piazza Grande. Ma domenica 26 novembre hanno fatto un’eccezione.

In occasione della Giornata contro l’eliminazione della violenza sulle donne hanno messo da parte lance e scudi e, armati solo di parole, hanno marciato assieme per Arezzo, in un percorso itinerante che ha fatto tappa in ciascuno dei Quartieri. Per non rimanere indifferenti di fronte alla violenza, e per esprimere tutti insieme la propria vicinanza alle vittime, al di là della competizione per la Lancia d’Oro.

L’iniziativa, organizzata in collaborazione con l’Associazione Pronto Donna, ha visto la partecipazione di una 40ina circa di persone.

Il ritrovo era previsto in Piazza San Domenico. Da lì un piccolo corteo di cittadini e quartieristi, con indosso l’immancabile foulard colorato, si è spostato in via Ricasoli e Piazza della Libertà. Ha poi costeggiato il Duomo, il Prato, giungendo in via dei Pileati. Ed ha quindi continuato giù per tutta la città, passando per Porta CruciferaPorta Sant’Andrea, Porta Santo Spirito e concludendo la marcia a Porta del Foro.

Presso ciascuna delle quattro sedi è stato letto qualcosa, al fine riflettere assieme sul problema della violenza sulle donne. Ad esempio la poesia “Memoria, non mi abbandonare” scritta da Paola Alberti alla figlia Michela, uccisa ad appena 31 anni dal marito. Il discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sabato 25 novembre. Persino una lettera indirizzata alla sorella di Giulia Cecchettin, Elena, dove la si ringraziava per le parole spese senza paure nei giorni scorsi.

La marcia è stata l’occasione per scoprire “Com’eri Vestita“, la mostra curata da Pronto Donna realizzata col patrocino e il contributo dell’Assessorato alle pari opportunità del Comune di Arezzo, che rimarrà visionabile fino al 10 dicembre presso il cortile di Palazzo dei Priori, e di cui ciascuna sede dei Quartieri ospita un’appendice.

Il titolo della mostra prende ispirazione dalla poesia “What I was wearing” (quello che indossavo) di Mary Simmerling. Espone gli abiti che donne rimaste vittime di violenza indossavano nel momento in cui hanno l’hanno subita, con tanto di descrizione di quegli attimi atroci fatta dalle vittime stesse della violenza.

A percorso itinerante concluso, presso la sede del Quartiere di Porta del Foro, il Rettore Roberto Felici ha auspicato che il suo successore in carica, per la prima volta nella storia della Giostra, sia una donna.

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