ROMA – “Figlio mio, tutto ciò che ho fatto era per te. Sii felice e brillante Ghaith, cuore e anima di tua madre, ti chiedo di non piangere per me, ma di pregare per me, così che io possa restare serena. Voglio che tu tenga la testa alta.
Voglio che tu studi, che tu sia brillante e distinto. Voglio che tu diventi un uomo che vale, capace di affrontare la vita, amore mio”. Queste le parole con cui inizia la lettera-testamento di Mariam Abu Dagga, giornalista e fotografa freelance, che collaborava anche per l’Associated press. Lei è stata uccisa ieri a soli 33 anni, nel raid sull’ospedale Nasser di Gaza.
Il messaggio è stato tradotto e condiviso da Patrick Zaki sui social.
Mariam sapeva cosa rischiava, aveva mandato il figlio 12 enne lontano, al sicuro, da alcuni parenti negli Emirati Arabi. Tra le ultime foto pubblicate dall’Ap, spiccano quelle dei bambini gravemente denutriti ricoverati nell’ospedale Nasser.
“Tu sei il mio amore, il mio cuore, il mio sostegno, la mia anima e mio figlio: colui che mi fa alzare la testa con orgoglio- si legge ancora nella lettera- Sii sempre felice e conserva una buona reputazione. Ti prego, Ghaith: la tua preghiera, poi ancora la tua preghiera, e poi ancora la tua preghiera”.
“Quando crescerai, ti sposerai e avrai una figlia, chiamala Mariam come me”, è il suo ultimo desiderio.
Sono cinque cronisti che hanno perso la vita nel raid al complesso medico Nasser a Khan Younis, nella parte meridionale di Gaza. Erano tra le poche voci ammesse a raccontare cosa sta succedendo nella Striscia.
FONTE
AGENZIA DIRE
WWW.DIRE.IT