Die Weltwoche: “il vaccino Covid-19 influisce sulla fertilità”

di Stefano Pezzola

Sii sempre, in ogni circostanza e di fronte a tutti, un uomo libero e pur di esserlo sii pronto a pagare qualsiasi prezzo” (Sandro Pertini).
Il 16 marzo 2023 a firma del giornalista Stefan Millius il settimanale Die WeltWoche ha pubblicato un articolo dal titolo “Spermatozoi decimati, ovaie danneggiate: il vaccino Covid-19 può influire sulla fertilità“.
Fonte:
https://weltwoche.ch/daily/dezimierte-spermien-beschaedigte-eierstoecke-die-corona-impfung-kann-die-fruchtbarkeit-beeintraechtigen-was-lange-als-verschwoerungstheorie-abgestritten-wurde-steht-schwarz-auf-weiss-in-den-testst/
Il Die Weltwoche è un settimanale svizzero in lingua tedesca di orientamento conservatore, con sede a Zurigo.
Fondato nel novembre del 1933 a Zurigo da Karl von Schumacher e Manuel Gasser, ha una tiratura cartacea di circa 50 mila copie.
Stefan Millius nel suo editoriale evidenzia che la scheda di sicurezza dell’azienda farmaceutica statunitense Pfizer sul vaccino Comirnaty contro il Covid-19 è stata aggiornata il 3 marzo 2023. La sezione 11 – Dati tossicologici – afferma che nessuna evidenza di compromissione della fertilità o danni al feto è stata riscontrata, riferendosi però alla sperimentazione su ratti e topi da laboratorio. Purtroppo è stato dimostrato che la situazione è diversa negli esseri umani.
Grazie ai Pfizer-Files rilasciati a seguito la sentenza del tribunale del Texas che ha ribadito che i documenti riferiti ai trial dei vaccini Covid-19 dovevano essere pubblici, nel libro “Pfizer Documents Analysis Reports” scritto da Naomi Wolf possiamo leggere già nella prefazione che “la cosa più inquietante è il riconoscibile attacco a tutto tondo alla capacità riproduttiva umana. La vaccinazione può causare danni al numero di spermatozoi, testicoli, motilità degli spermatozoi, ovaie, cicli mestruali e placenta“.
Questo vale – ricorda Stefan Millius – anche per gli effetti sull’organismo femminile. Nelle prime dodici settimane dopo l’inizio della vaccinazione, le madri che allattano si sono lamentate di paralisi parziale, mancanza di latte materno o emicrania. Nei neonati sono stati rilevati, tra gli altri, vomito, febbre e infiammazione della pelle. Pfizer ha dovuto assumere 2400 persone aggiuntive per far fronte al gran numero di segnalazioni, ma ha insistito: la vaccinazione dovrebbe essere somministrata anche alle donne in gravidanza e in allattamento. Le autorità di regolamentazione degli Stati, compresa la Svizzera, hanno trasmesso questa raccomandazione senza soluzione di continuità e senza verifiche“.
“Il produttore – continua Millius – era consapevole che le nanoparticelle lipidiche contenute nel principio attivo mRNA possono passare dal sangue ai testicoli. Se si accumulano lì, riducono la qualità e la quantità di sperma. Nei test sono stati rilevati anche i cosiddetti anticorpi antisperma. Assicurano che lo sperma maschile sia meno mobile e non raggiunga nemmeno l’uovo della donna. Il fatto che la stessa Pfizer non abbia escluso una compromissione dello sperma è dimostrato anche dal fatto che i partecipanti al test di sesso maschile hanno dovuto astenersi dal sesso o usare il preservativo. Si temeva quindi che qualcosa di dannoso potesse essere trasmesso alla donna o al bambino così concepito“.
Nei primi mesi del 2022 la Svizzera ha registrato un forte calo del tasso di natalità, di pari passo con la diffusione del vaccino Covid-19.

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