Ad Arezzo lo psicologo di base, nuovo servizio alla casa di comunità

Ad Arezzo, nei locali della casa di comunità in via XXV Aprile, è arrivato da alcune settimane lo psicologo di base.

Il presidio partecipa alla seconda fase della sperimentazione avviata a settembre 2024 e irrobustita nel numero di professionisti e sedi coinvolte nei mesi scorsi.

Nella provincia aretina il servizio è attivo anche a San Giovanni Valdarno.

Erano otto lo scorso settembre gli psicologi di base reclutati e diventeranno ventuno con la decisione assunta dalla giunta regionale lo scorso marzo, distribuiti su venti strutture diverse anzichè sette.  Di fatto quasi triplicati.  

“Nel segno della sanità diffusa abbiamo deciso, anche nella fase di sperimentazione, di coinvolgere un numero ampio di territori, anche marginali e periferici – evidenzia il presidente della Toscana, Eugenio Giani -.

I problemi psicologici a volte sono sottovalutati e trascurati dai cittadini: con questo nuovo servizio cerchiamo di sensibilizzare la loro attenzione e rispondere anche a questo bisogno di salute, offrendo un primo livello di assistenza per poi nel caso orientare il paziente verso uno specialista”.

“Ci siamo messi subito al lavoro con le aziende per attivare i nuovi ambulatori” commenta l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini – “Sulla salute mentale – aggiunge – dobbiamo continuare a lavorare per costruire percorsi sempre più integrati, multiprofessionali e multidisciplinari:

lo psicologo di base è un piccolo ma significativo passo in avanti nella giusta direzione che in  Toscana facciamo grazie all’intuizione del Consiglio regionale che, tra i primi in Italia, ha approvato una legge che istituisce questa figura”.

Nell’Asl Toscana sud est il servizio è attivo a San Giovanni Valdarno in provincia di Arezzo, a Siena e presso la Centrale operativa territoriale di Orbetello in provincia di Grosseto, ad Arezzo, a Grosseto e ad Abbadia San Salvatore.

Come funziona il servizio
Il servizio è gratuito per tutti i cittadini ed è attivabile dai medici di famiglia e dai pediatri di libera scelta che operano all’interno delle case di comunità coinvolte nella sperimentazione.

Le casistiche affrontate dagli psicologi in questi primi mesi spaziano da disturbi legati a depressione, stress, crisi di panico, agorofobia ed emotività a disagi legati a lutti o perdita ed assenza di lavoro.

Ma i disturbi, a volte somatizzati, hanno avuto in alcuni casi come causa anche conflitti e separazioni, cambiamenti imposti da una malattia, la transizione da infanzia ad adolescenza, la nascita di un figlio o il pensionamento, le crisi di coppia o nelle relazioni tra genitori e figli.

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