Violenza contro le donne: i dati del Cav Pronto Donna di Arezzo

L’analisi dei dati relativi all’annualità 2024 del Centro Antiviolenza (CAV) evidenzia
una richiesta di aiuto costante e in crescita, confermando la natura prevalentemente
intrafamiliare del fenomeno della violenza.

Sono state 435 le donne che si sono rivolte a Pronto Donna, di cui quasi tre quarti (74,25%, pari a 323 donne) per la prima volta.

Il Cav ha garantito supporto attraverso la sede centrale (aperta dal lunedì al venerdì, 9:00-13:00 e 15:00-18:00) e il Punto di Ascolto di Foiano della Chiana (lunedì, 15:00-18:00).

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le
donne l’associazione Pronto Donna che gestisce l’unico Cav della provincia di
Arezzo fa il punto sul fenomeno, sul sistema di accoglienza e sui progetti in atto
lanciando al territorio un messaggio univoco:

la violenza non è emergenza, riguarda tutte le fasce d’età e sta emergendo anche dalle più giovani, per questo l’attività all’inetrno della scuola è considerata fondamentale per la prevenzione, per intercettare la violenza e dare a tutti gli strumenti per riconoscoscerla prima possibile.

“In occasione del 25 novembre, la giornata internazionale per l’eliminazione della
violenza contro le donne, vogliamo ribadire che la violenza contro le donne è un
problema di tutti – dichiara la presidente dell’associazione Pronto Donna Ursula
Armstrong.

La nostra associazione, attraverso il centro antiviolenza, lavora ogni giorno al fianco delle donne che trovano il coraggio di uscire dal silenzio.

Le accompagniamo in un percorso di libertà e autodeterminazione, offrendo sostegno,
protezione e la possibilità concreta di ricostruire la propria vita.

Ma serve anche la rete di istituzioni, una comunità consapevole, una scuola che educa e fa
prevenzione.

Insieme dobbiamo costruire una cultura in cui la violenza di genere non
trovi spazio o giustificazione.”

Il fenomeno: la violenza non è “emergenza”, ma è strutturale.

“I dati raccolti offrono un quadro chiaro sulle donne che chiedono aiuto – spiega la
direttrice dell’associazione Pronto Donna Elisa Serafini – per quanto riguarda le età
le fasce più rappresentate sono quelle tra i 40 e i 49 anni (circa il 26%) e tra i 30 e i
39 anni (circa il 25%), poi quelle dai 50 ai 59 anni (16,09%), poi le giovani dai 18 ai
29 anni (15,63%) e a seguire quelle dai 60 ai 69 anni (5,75%), quelle over 70
(5,52%) e infine le minori 0,69%.

A dimostrazione che il fenomeno colpisce in modo trasversale”. La nazionalità maggiormente colpita è quella italiana (65,52%).

L’autore della violenza è principalmente all’interno della sfera affettiva: il 48,28% delle donne la subisce dal partner attuale.

Questa percentuale sale drammaticamente al 71,95% se si considerano anche gli ex partner, dato che conferma la predominanza della violenza all’interno delle mura domestiche.

La presenza di figli e figlie è estremamente elevata: 495, di cui l’80% minori, testimoni o vittime dirette della violenza.

I numeri confermano la lettura femminista che inquadra la violenza non
come un raptus o un’emergenza isolata – spiega la direttrice – ma come uno
strumento sistemico di controllo sulla vita e sulle scelte delle donne.”

Come si manifesta la violenza?

Premesso che in tutte le diverse manifestazione è sempre presente la violenza psicologica,
una forma insidiosa e non immediatamente visibile che mina l’autostima e la capacità di
autodeterminazione, rendendo l’uscita dalla relazione abusiva estremamente complessa e
che la stessa donna può subire contemporaneamente diverse forme di violenza.

Nello specifico sono state rilevate per il 49,43% primariamente violenza Psicologica, 40,23% primariamente violenza Fisica, 12,64% primariamente violenza Economica, 8,97%
primariamente violenza Stalking, 3,91% primariamente violenza Sessuale, 2,07%
primariamente violenza Mobbing.

Vulnerabilità Economica: L’instabilità economica è un fattore critico: il 30% delle donne
non ha stabilità economica e il 12,64% si rivolge al CAV a causa della violenza economica.

Quest’ultima è la leva cruciale che lega le donne alla relazione, impedendo l’accesso
all’autonomia abitativa e lavorativa e trasformando la precarietà in una forma di oppressione di genere.

Durata Prolungata: La violenza subita dura nella maggioranza dei casi da più anni. Il fatto
che solo il 4,37% arrivi per un episodio unico sfata il mito dell’improvvisa “follia”,
confermando che si tratta di un modello comportamentale di abuso radicato nel tempo.

Il ruolo della rete e l’autonomia di scelta I dati relativi al percorso di uscita dalla violenza indicano l’importanza della rete di supporto:

• Contatto con Altri Servizi: Una maggioranza significativa (74,71%) delle donne è entrata
in contatto con altri servizi (FFOO, Servizio Sociale, Servizi Sanitari, ecc) a dimostrazione
della necessità di una Rete a supporto dei percorsi di uscita dalla violenza.

• La Denuncia Non è il Punto di Partenza: Il 48,51% delle donne arriva al CAV senza aver
sporto denuncia. Questo dato smentisce l’approccio giudiziario come unica soluzione e
rafforza la necessità di investire nei Centri Antiviolenza che offrono accoglienza, sostegno
psicologico e legale, permettendo alle donne di sostenere la donna per compiere passi
formali.

• La denuncia è un punto di arrivo, non una precondizione per il supporto

• Ritiro delle denunce: La bassissima percentuale di donne che ritirano la denuncia (solo il
6,17% di quelle che l’hanno sporta) sottolinea l’importanza di un supporto istituzionale e
sociale solido che non le lasci sole in questo difficile percorso.

“Nel corso del 2024 il Centro Antiviolenza Pronto Donna ha accolto le donne nelle
diverse strutture – spiega Angela Greppi coordinatrice dell’associazione Pronto
Donna – una casa rifugio e due case di seconda accoglienza.

Inoltre ha seguito nei percorsi di uscita dalla violenza le donne accolte in una casa di seconda accoglienza afferente al programma provinciale antiviolenza”.

La Casa Rifugio (struttura ad indirizzo segreto per i nuclei a rischio vita) ha accolto
nel 2024 8 donne equamente divise in donne italiane (50%) e donne straniere
(50%). L’età media delle donne accolte è di 52.3 anni.

Il 25% delle donne accolte sono entrate in protezione con i propri figli, 3 minori (da 1
mese e mezzo a 7 anni di età), il 75% erano invece donne sole o con figli adulti.

Questo dato rivela la necessità di supporto anche per le donne mature, spesso più
esposte al rischio di isolamento e con maggiori difficoltà a ricollocarsi nel mondo del
lavoro dopo anni di violenza, anche di natura economica.

Gli esiti del percorso in Casa Rifugio evidenziano che la transizione verso la
sicurezza ha ostacoli importanti, nessuna delle donne è potuta infatti rientrare in
sicurezza nella propria abitazione:

3 donne hanno proseguito il percorso nella Casa di Seconda Accoglienza, 2 donne hanno attivato risorse proprie (familiari o lavorative), raggiungendo un’autonomia parziale, 1 donna ha abbandonato il percorso appoggiandosi a familiari.

Nelle 3 case di seconda accoglienza sono state accolte 6 donne, 2 italiane (33,3%) e
4 straniere (66,7%). Due delle donne sono state accolte con figli minori (dai 2 ai 12
anni) e 4 sole. L’età variava tra i 31 e i 67 anni con una media di 44,7 anni.

Esiti del Percorso: su 5 donne che hanno concluso il percorso solo 1 donna ha
concluso il percorso di seconda accoglienza potendo rientrare in sicurezza presso la
propria abitazione, 1 è riuscita a reperire una nuova abitazione, 1 donna ha potuto
concludere il percorso attivando risorse amicali e lavorative raggiungendo
un’autonomia parziale, 1 donna è stata trasferita in una struttura di cohousing ed 1
donna ha interrotto il percorso tornando dal maltrattante.

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