Vincenzo Ceccarelli(Pd) a Nisini: “Decreto populista su modello Orban”

Se gli effetti di questo decreto sicurezza saranno paragonabili a quelli dei precedenti decreti omonimi voluti e firmati dall’allora ministro Salvini, per gli italiani c’è ben poco da stare allegri.

In conseguenza di quei decreti migliaia di migranti furono espulsi dal percorso di integrazione e accoglienza nel quale erano inseriti e sono finiti per strada, nella più cupa disperazione, o sono divenuti manovalanza facile per il mercato della droga e per la criminalità in genere.

La logica populista di parlare alla pancia della gente, non risolve i problemi, ma purtroppo li crea”.

Con queste parole, il capogruppo del Pd Vincenzo Ceccarelli, risponde all’on. Tiziana Nisini (Lega), sul tema del decreto sicurezza varato dal Governo Meloni.

Non sono io – prosegue Ceccarelli – ma l’associazione nazionale magistrati a dire che non sussistevano condizioni tali da giustificare l’urgenza e che quindi si poteva seguire il normale iter parlamentare, dove anche le opposizioni avrebbero potuto dare un contributo utile, almeno sulle questioni che avevano la necessità di una risposta normativa.

E oltre ai magistrati, abbiamo sentito voci di illustrati costituzionalisti che sollevando dubbi sulla legittimità costituzionale del provvedimento, ma la destra che governa ha il brutto vizio di dimenticare che, per fortuna, i nostri costituenti hanno creato le condizioni perché noi potessimo agire in uno stato di diritto.  

Non è il Pd, bensì l’Unione delle Camere Penali Italiane (UCPI) che ha criticato l’uso del diritto penale come strumento di controllo sociale, ritenendo che il decreto mini le garanzie costituzionali e comprima il diritto di difesa.

Noi diciamo invece, prosegue il consigliere Ceccarelli, con  forza che il decreto è autoritario e illiberale laddove prevede pene più severe per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate o blocchi stradali, anche in forma pacifica, come accade nelle manifestazioni studentesche.

Il problema non si risolve inasprendo le pene, ma distinguendo chi delinque da chi manifesta nel rispetto della libertà garantita dalla nostra Costituzione.

E soprattutto investendo su una giustizia efficiente e su un sistema carcerario degno di uno stato civile, anziché costruendo luoghi di detenzione abusivi come sono i cosiddetti Cpr.

Inoltre, il provvedimento amplia le competenze dei servizi di intelligence, consentendo loro di infiltrarsi in gruppi sospettati di attività sovversive. Non è difficile comprendere  – conclude Ceccarelli – che questa norma generi timori di possibili abusi e di una deriva autoritaria, richiamando alla memoria episodi controversi del passato italiano.

E ci sono fior di organizzazioni internazionali, tra cui esperti delle Nazioni Unite, che hanno espresso preoccupazione per il potenziale impatto discriminatorio del decreto su minoranze etniche, migranti e rifugiati.

In particolare, si teme che le nuove disposizioni possano portare a violazioni dei diritti umani e a un’applicazione selettiva della legge. Insomma, si vuole riprodurre il modello ungherese e gli italiani lo devono sapere”.

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