Sanità privata in Toscana, la cenerentola del sistema sanitario

In Toscana viviamo una contraddizione enorme: da un lato la sanità pubblica è in affanno, schiacciata da un deficit che sfiora il miliardo e incapace di ridurre le liste d’attesa.
 
Dall’altro, la sanità privata accreditata regge ormai una parte fondamentale dei servizi sanitari regionali, ma lo fa sulle spalle di lavoratori sottopagati, dimenticati, trattati come professionisti di serie B.

IL PUBBLICO IN CRISI, IL PRIVATO SOTTOPAGATO

Il pubblico non riesce a dare risposte: pronto soccorso saturi, carenza di personale, pazienti che aspettano mesi per una visita. In questo vuoto, interviene il privato. Ma a quale prezzo?

Gli infermieri del privato toscano guadagnano in media 200-300 euro in meno al mese rispetto ai colleghi del pubblico, senza le indennità aggiuntive previste dal comparto sanitario regionale.

 
Un infermiere assunto con contratto Aiop-Aris porta a casa poco più di 1.400-1.500 euro netti, contro i 1.700-1.800 del pubblico.

Per gli OSS, fisioterapisti, tecnici di laboratorio e amministrativi, la situazione è persino peggiore: contratti delle RSA (Uneba, Anaste) con minimi sotto i 1.300-1.400 euro netti. Carichi di lavoro identici, stipendi molto più bassi.

IL RUOLO DELLA REGIONE E L’ASSENZA DEI SINDACATI

La Regione Toscana non può continuare a voltarsi dall’altra parte. Da un lato aggiorna le tariffe del nomenclatore, dall’altro lascia che migliaia di lavoratori del privato accreditato rimangano legati a contratti vecchi di anni.

 
Diecimila persone (10.000) in Toscana aspettano un rinnovo dignitoso, e ogni mese che passa è uno schiaffo alla loro professionalità.

E i sindacati? Nel pubblico ottengono indennità e aumenti. Nel privato, silenzio o compromessi al ribasso. Assemblee rare, trattative infinite, contratti bloccati dal 2018. Chi lavora in corsia o in una RSA ha ormai la sensazione di essere abbandonato da chi dovrebbe rappresentarlo.

UNA QUESTIONE DI DIGNITÀ

Come referente delle Partite IVA, vedo ogni giorno quanto sia fragile il mondo del lavoro fuori dai confini del “posto fisso”.

 
La sanità privata toscana è un esempio lampante: professionisti altamente qualificati, che garantiscono servizi indispensabili, vengono pagati meno solo perché dipendono da strutture private.

Non è sostenibile. Non è giusto. Non è degno di una Regione che si definisce all’avanguardia in materia sanitaria.

UN APPELLO ALLA POLITICA

Chiedo con forza alla Regione Toscana di assumersi le proprie responsabilità:

> vincolare gli accreditamenti al rispetto dei contratti collettivi aggiornati;

> pretendere parità di trattamento economico e normativo tra lavoratori pubblici e privati;

> intervenire subito, prima che la fuga di infermieri e operatori renda insostenibile l’intero sistema.-

La sanità toscana sta già barcollando sul fronte pubblico. Se lasciamo che anche il privato crolli, a pagarne le conseguenze saranno solo i cittadini.

È tempo di smettere di considerare la sanità privata una “cenerentola”: perché dietro ogni camice ci sono persone, famiglie, sacrifici. E il rispetto passa anche — e soprattutto — dalla busta paga.

LA PROMESSA DI MASSIMO GERVASI
Ho promesso ai dipendenti di molte strutture sanitarie private toscane che porterò le loro istanze fino in Parlamento. Ne sto già discutendo con il Presidente nazionale, il cavaliere Antonio Sorrento, per trasformare le difficoltà del privato sanitario in un dibattito pubblico acceso e ineludibile. Con oggi abbiamo solo acceso la miccia: la vera battaglia deve ancora iniziare.

 
Analisi e articolo di Massimo Gervasi, referente per la Toscana del Sindacato Datoriale PIN – Partite Iva Nazionali

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