Sanità privata, Gervasi: “Tante attenzioni ma pochi fatti”

Quando pochi giorni fa ho definito la sanità privata toscana la “Cenerentola del sistema sanitario”, non immaginavo che le mie parole avrebbero acceso un dibattito tanto ampio e di interesse nazionale.
 
Da allora, si sono mosse associazioni professionali, sindacati autonomi e persino la politica. Un segnale importante, ma che non deve illuderci: troppe volte in passato i lavoratori del settore privato hanno ricevuto soltanto dichiarazioni di solidarietà e non soluzioni concrete.
 
L’OPI (Ordine delle Professioni Infermieristiche) per tramite il Cavalier Giovanni Grasso e l’UNSIAU (Unione Sindacati Autonomi Nazionale) hanno colto l’occasione per ribadire l’urgenza di riconoscere pari dignità e pari retribuzione agli operatori della sanità privata.
 
È la conferma che la questione non è più rinviabile: oltre diecimila lavoratori toscani attendono un contratto aggiornato dal 2018, con stipendi fermi e carichi di lavoro crescenti.
 
Negli ultimi giorni sono stato contattato personalmente da molte associazioni sindacali e di rappresentanza della sanità, ma soprattutto da molti dipendenti della Sanità privata, che mi hanno chiesto un confronto diretto.
 
Per questo nei prossimi giorni sarò a Roma, Napoli, Firenze, Pisa e Arezzo: un passo concreto per trasformare le denunce in un percorso comune di proposta e azione.
 
L’attenzione del mondo politico era prevedibile: siamo in piena campagna elettorale in Toscana.
 
Ma la sorpresa è che la questione interessa tutti i partiti, sia di destra che di sinistra. Ho ricevuto richieste di incontro da più forze politiche, segno che il tema è ormai trasversale.
 
Io, però, non mi fermo alle promesse: vedremo chi avrà davvero il coraggio di trasformare le parole in fatti concreti.
 
Non posso esimermi dal puntare il dito anche contro i sindacati confederali: tante sigle, zero risultati !!
 
Sul fronte sindacale, le divisioni hanno fatto più danni delle soluzioni. L’ultima mossa arriva da CGIL, CISL FP e UIL FPL, che con una lettera al ministro della Salute Orazio Schillaci e al presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, chiedono un tavolo nazionale per rinnovare i contratti e rivedere le regole di accreditamento.
 
Scrivono i segretari Francavilla, Chierchia e Chietti:
 
«Chi eroga un servizio in accreditamento e percepisce finanziamenti pubblici abbia l’obbligo di applicare i contratti di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni datoriali più rappresentative e rispetti l’obbligo di rinnovarli alla scadenza, parallelamente ai rinnovi del settore pubblico».
 
Parole condivisibili, ma che arrivano con colpevole ritardo. Dal 2018 a oggi i lavoratori del settore hanno visto solo contratti bloccati, stipendi fermi e condizioni peggiorate.
 
Persino il Ministro Schillaci ha parlato di voler garantire la parità con il pubblico.
 
Ma è un paradosso: il ministero è nelle sue mani, e se davvero volesse intervenire, avrebbe già tutti gli strumenti per farlo. Non servono slogan, serve responsabilità politica.
 
La mia battaglia non si ferma qui.
Il fermento seguito al mio articolo dimostra che la questione non può più essere ignorata.
Con il presidente nazionale di PIN, cavaliere Antonio Sorrento, stiamo preparando iniziative che porteranno il dibattito fino in Parlamento.
 
Lo ribadisco: non voglio slogan, non cerco visibilità. Voglio che infermieri, OSS, fisioterapisti, tecnici e tutti i lavoratori della sanità privata toscana abbiano la stessa dignità dei colleghi del pubblico.
 
Dietro ogni camice non ci sono numeri, ma persone, famiglie, sacrifici.
La miccia è accesa. Ora servono fatti, subito.
 
Massimo Gervasi, referente per la Toscana del Sindacato Datoriale PIN – Partite Iva Nazionali.

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