IL 4 NOVEMBRE NON E’ LA NOSTRA FESTA
Il 1° marzo 2024 il governo ha approvato la legge secondo cui il 4 novembre, ricorrenza della fine del primo conflitto mondiale, è la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate in cui le scuole vengono invitate a promuovere e partecipare a eventi e celebrazioni che esaltano l’unità nazionale, la difesa della patria e il ruolo delle Forze Armate.
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e nelle Università, ha promosso per il 4 Novembre una giornata di mobilitazione nazionale promossa insieme a molte altre organizzazioni, intitolata LA SCUOLA NON SI ARRUOLA. CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLA CULTURA, IL RIARMO, LE POLITICHE DI GUERRA E PER SOSTENERE LA PALESTINA.
“IL 4 NOVEMBRE NON è LA NOSTRA FESTA!”, una ricorrenza che, sempre più spesso, da giornata di commemorazione di tanti caduti, di milioni di persone vittime di una guerra inutile, ieri come oggi, si trasforma in un’occasione di propaganda militarista, utile a sostenere il riarmo e l’economia di guerra.
In questo clima il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annullato il corso di formazione per insegnanti organizzato dal “CESTES-PROTEO (ente di formazione accreditato presso il MIM) insieme all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università:
“La scuola non si arruola”, con la motivazione che i contenuti del corso non rientrerebbero negli ambiti che la normativa individua per lo sviluppo di iniziative di aggiornamento rivolte ai docenti.
Il convegno è infatti ispirato apertamente all’articolo 11 della Costituzione, secondo cui “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Francamente preoccupante che lo si ritenga estraneo a una disciplina, l’Educazione civica, presente in tutti i cicli scolastici, che ha al centro proprio l’insegnamento dei principi costituzionali.
L’educazione alla pace, la critica all’ideologia militarista e l’analisi storica, economica e geopolitica di un conteso internazionale che sta precipitando l’umanità verso un ulteriore, forse il definitivo, conflitto armato mondiale, rappresenta un momento importante del contrasto alla militarizzazione, alla legittimazione dei conflitti armati, alla normalizzazione della guerra quale strumento di risoluzione delle tensioni e dei conflitti e alla conseguente crescita delle spese per il riarmo dei paesi europei, con pesanti (e sottaciuti) tagli su molti servizi, sanità ed istruzione in testa, a scapito soprattutto dei ceti meno abbienti e alla cultura della difesa che la sottende.
Rifondazione Comunista coglie invece la volontà governativa di imporre un unico punto di vista, acritico, tacitando ogni dissenso.
Quel dissenso che, da mesi, denuncia il genocidio in atto in Palestina da parte del governo sionista di Israele con la copertura e le connivenze degli USA e dell’Occidente e si mobilita e continua farlo nonostante la finta tregua, a sostegno della Palestina e della resistenza del popolo palestinese contro l’annientamento in atto.
Così come denunciamo le politiche di guerra degli Usa che, sostenute anche dalle politiche di riarmo dell’Unione Europea, stanno preparando l’invasione del Venezuela oltre a riaccendere altri focolai di guerra nel mondo.
La sicurezza si traduce sempre più ed esclusivamente in repressione del dissenso e del conflitto attraverso pratiche coercitive ed autoritarie, in linea coi principi “sicuritari” sanciti dal governo Meloni e da alcune direttive europee.
Preoccupante in modo particolare è l’azione del governo sul piano ideologico e culturale, a cominciare dall’ingresso nelle scuole dell’esercito nelle scuole per tenere corsi di formazione e dagli eventi pubblici in cui mostrare armi come a Palermo, con l’obbiettivo di normalizzare le pratiche di guerra, “introducendole” nella quotidianità.
Rifondazione Comunista aderisce alla Mobilitazione Nazionale contro la militarizzazione della Scuola e partecipa al Presidio organizzato anche ad Arezzo il 4 Novembre, in Piazza della Stazione.

