Il grido di dolore di Padre Ibrahim Faltas sulla Palestina

Ieri sera alla Pieve a San Giovanni Valdarno

SE VUOI LA PACE PREPARA LA PACE…

Eravamo in tanti ieri sera alla Pieve a San Giovanni Valdarno ad ascoltare il grido di dolore di Padre Ibrahim Faltas su ciò che accade in Palestina e di Giacomo Gambassi sulla guerra in Ucraina e le parole di speranza di persone come Marco Tarquinio che nel Parlamento Europeo lotta contro il riarmo e la scelta della diplomazia come unica arma per la pace e di Franco Vaccari che a Rondine Cittadella della Pace vive ogni giorno l’esperienza della risoluzione dei conflitti attraverso il riconoscimento dell’altro che devo smettere di pensare come il mio nemico.

Il grido di dolore di Padre Ibrahim Faltas sulla Palestina
Il grido di dolore di Padre Ibrahim Faltas sulla Palestina

Abbiamo ascoltato da Sergio Bassoli della CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro il racconto di una situazione internazionale che desta in noi preoccupazione e paura

Eravamo attenti ad ascoltare le parole e il racconto degli studenti dell’ ISIS Valdarno e dei Licei Giovanni da San Giovanni che vivono l’esperienza di Rondine nelle loro scuole.

Un mondo variegato, colorato di tanti e diversi pensieri era presente ieri sera in quella Pieve che per più di due ore ha ascoltato parole di sofferenza e rabbia, per un mondo che sembra scegliere la via del potere dominato dalla prepotenza che crea disuguaglianze e uccide la speranza, ma anche parole di ribellione, di ritrovato impegno nel non accettare ciò che accade e lottare per la difesa della democrazia e della dignità di ogni persona.

Il grido di dolore di Padre Ibrahim Faltas sulla  Palestina
Il grido di dolore di Padre Ibrahim Faltas sulla Palestina

Così usciamo rinnovati da quella Pieve dove forte ha pulsato la vita e il desiderio di costruire una società a misura d’uomo e non a misura delle armi, dove la ricchezza più grande che abbiamo è la pace intesa come quotidiano desiderio di confronto e anche di contrasto attraverso il riconoscimento della dignità dell’altra persona, dell’altro popolo, di chi la pensa diversamente da me, della sua storia, della sua cultura, della sua diversità.

Un cammino difficile, lungo, durante il quale costruire ponti e abbattere muri…

Grazie a tutte le associazioni e ai cittadini che hanno dato vita a questo comitato per la pace, un mondo variegato di persone e organizzazioni, colorato come l’arcobaleno, dove sperimentiamo il rispetto della diversità delle idee e cerchiamo di inseguire quel qualcosa di più importante delle nostre differenze che ci porta ad andare oltre, a conoscersi, a stare insieme, proponendo un modo nuovo di fare comunità.

Aspettiamo a braccia aperte chiunque voglia fare con noi questa esperienza, ogni associazione, gruppo, persone che anche ieri sera, oltre a commuoversi sentono il desiderio di muoversi e di essere attori e non spettatori del proprio futuro

Chiediamo alle istituzioni locali, ai nostri sindaci di starci vicino, sostenendo questo cammino perché rappresentiamo già oggi un mondo importante del nostro territorio.

Siamo un movimento che dal basso vuole stimolare anche la politica a riscoprire l’importanza dei diritti sociali, dei diritti delle persone, della lotta alle disuguaglianze come strumenti di costruzione della pace e della convivenza tra le persone.

Grazie a chi ha partecipato ai nostri incontri, a chi ha contattato i relatori, a chi ha preparato gli interventi, a chi ha fotocopiato il materiale, a chi ha predisposto i collegamenti, a chi ha preparato la sala, a chi in questi mesi ha portato idee, pensieri.

Che bello sentirsi tutti parte di qualcosa di più grande e importante di noi…

“Camminando s’apre cammino” è il titolo di un bellissimo libro di Arturo Paoli, spero diventi il titolo della storia anche di questo gruppo di persone che non vuole perdere la speranza e che crede che sia possibile arrivare a vivere in questo mondo un giorno di vera pace…

Anche ieri sera a questa domanda, non pochi in quella Pieve hanno alzato la mano …

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