Dopo il dolore servono interventi infrastrutturali

Ancora sangue sulle strade toscane. Lโ€™ennesimo incidente sullโ€™A1, in cui tre persone hanno perso la vita, ci ha lasciati sgomenti, immersi in un momento di cordoglio e riflessione. Ma come spesso accade, subito dopo il dolore arriva la rabbia: quella per interventi promessi e mai realizzati, per opere di cui si discute da decenni โ€“ come la famigerata terza corsia dellโ€™Autostrada del Sole โ€“ e che sembrano destinate a restare intrappolate nella burocrazia e nei vincoli del territorio.

Ed รจ qui che dobbiamo fermarci e porci una domanda fondamentale: siamo sicuri che la soluzione sia sempre allargare, aumentare, costruire nuove corsie? O forse dovremmo iniziare a pensare in modo diverso?

La vera sfida non รจ aumentare il traffico, ma ridurlo. Non serve solo piรน asfalto: serve un cambio di paradigma. Serve una mobilitร  nuova, che sappia spostare le persone e le merci dalla gomma al ferro. Le strade devono essere liberate, certo, ma per farlo serve unโ€™alternativa concreta, accessibile, efficiente. E questa alternativa esiste: si chiama ferrovia.

Investire nel trasporto ferroviario non รจ solo una scelta infrastrutturale, รจ una scelta sociale, ambientale e di civiltร . Significa prevenire incidenti, ridurre lโ€™inquinamento, abbattere le emissioni di COโ‚‚, snellire il traffico e migliorare la qualitร  della vita. Significa offrire un sistema di mobilitร  sicuro, sostenibile e moderno.

Il dolore per le vite perse ci deve spingere ad agire. 

รˆ ora di trasformare il lutto in consapevolezza, e la rabbia in progetti concreti. Basta promesse disattese: serve una visione coraggiosa che rimetta al centro il bene comune e la sicurezza di tutti.
 

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