Tracchi: “niente lavoro, niente panno. La Manifattura ritiri i licenziamenti”
Il segretario Cgil: “occorre un piano industriale e la ripresa dei tavoli sul futuro dell’intera filiera”
“Il panno del Casentino non può essere un’icona storica ridotta a un guscio vuoto. Rischia di diventarlo se ognuno non farà, subito, la sua parte”.
Alessandro Tracchi, segretario provinciale Cgil, mette in fila le priorità.
“In primo luogo dobbiamo pensare ai 13 lavoratori licenziati e alle loro famiglie. In una fase transitoria devono essere utilizzati tutti gli ammortizzatori sociali per garantire un mimino di reddito ai dipendenti.
Il primo passo è dell’azienda: deve ritirare immediatamente i licenziamenti. Anche il secondo passo è della Manifattura:
deve presentare un piano industriale che renda possibili sia il futuro occupazionale che quello industriale.
Deve essere cancellato dalla lavagna il disegno di un “Cavaliere bianco” capace di rivolvere miracolosamente i problemi. Non esiste e non esisterà:
qualora si presentasse lo accoglieremmo comunque a braccia aperte. In caso contrario smettiamola di perdere tempo.
Il futuro del panno e della Manifattura è nelle mani dell’azienda, dei lavoratori, del sistema economico e istituzionale del territorio”.
I lavoratori ci sono, pronti a fare la loro parte come sempre. “L’azienda, da parte sua, deve ritirare i licenziamenti, attivare gli ammortizzatori, presentare un piano industriale, e su queste basi, individuare e attivare partner industriali.
Dobbiamo ripresentarci al tavolo della Regione Toscana con una fotografia reale dello stato dell’arte e non con ipotesi e chimere.
L’obiettivo non può che essere quello di organizzare un percorso che garantisca il futuro all’intera filiera del panno e a tutti i suoi lavoratori. Salvaguardare la parte tessile con il ritiro dei licenziamenti è solo il primo passo:
vanno garantiti anche gli elementi a monte e a valle, in modo particolare la struttura di commercializzazione.
Le istituzioni locali e le imprese non sono chiamate a rendere dichiarazioni di solidarietà con un pizzico di nostalgia ma a contribuire alla rinascita di questa attività industriale che – oggettivamente – ha fatto la storia industriale del Casentino e che deve continuare a farla.
Per andare avanti su questa strada non servono dichiarazioni retoriche ma ruoli attivi sui tavoli già presentii con proposte chiare, percorribili e che vedano l’assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti”.

