Dal 18 al 26 ottobre 2025 la Fortezza da Basso, a Firenze, ospita la XV Florence Biennale, mostra internazionale di arte contemporanea e design.
Fin dalla prima edizione del 1997, venne proposto un modello di esposizione in cui i talenti emergenti trovavano spazio accanto agli artisti affermati, per poter esporre le opere in un contesto libero e indipendente.
Questa formula originale catturò da subito l’attenzione degli addetti ai lavori, elevando la biennale a evento d’arte contemporanea più importante del capoluogo e decretandone il successo a livello internazionale.
L’edizione 2025 è dedicata alla “sublime essenza della luce e dell’oscurità”, tema da sempre al centro della ricerca artistica, scientifica, filosofica e letteraria.
Tra gli artisti e designer presenti da tutto il mondo c’è anche l’aretino Giovanni Pelini, in arte Ilinep, scultore attivo dagli anni Ottanta e salito alle cronache nazionali nel 2011, grazie agli ottimi riscontri ottenuti alla Biennale Art Museum di Chianciano Terme, che lo consacrarono come una delle figure più originali del panorama toscano.
Nell’occasione lo scultore presentò il manifesto del “Riflessismo”, corrente di denuncia contro i mali della società contemporanea, che si riflettono nell’arte e da questa vengono assorbiti con l’obiettivo di superare le debolezze e le negatività per un futuro migliore.
Ilinep è conosciuto per alcune opere pubbliche, come “La dea Uni che allatta Ercole adulto” del 2012 per il Parco archeologico naturalistico di Castelsecco, il busto di Sandro Pertini del 2014 per il Parco Pertini di Arezzo e il busto di Pietro Nenni del 2025 per l’area verde di fronte all’Ospedale San Donato di Arezzo.
Nel 2023 l’opera dal titolo “Disperazione” è entrata a far parte della collezione dell’Ambasciata dell’Ucraina di Roma.
Tra le principali tappe della sua carriera espositiva si ricordano la mostra del 2010 a Palazzo Panciatichi di Firenze e quella del 2018 al Museo MIIT di Torino.
Alla Florence Biennale Ilinep ha presentato quattro sculture che, nel rispetto del filo conduttore di questa edizione e dei principi del suo “Riflessismo”, esemplificano la ricerca degli ultimi anni, durante i quali l’artista aretino si è progressivamente orientato verso forme che ammiccano al geometrismo, orientamento artistico del secondo Novecento affine al cubismo.
Le opere hanno catturato l’attenzione del pubblico e della critica in questi primi giorni di esposizione a Fortezza da Basso, sia per la loro originalità, sia per i messaggi allusivi e quelli più espliciti che trapelano dopo un’attenta osservazione.
“Equilibrio precario”, in pietra leccese e acciaio corten, tocca il tema tristemente attuale delle morti sul lavoro. Grovigli di corpi inanimati giacciono nella parte inferiore della scultura, vittime di ambienti lavorativi privi di adeguate norme di sicurezza e del disinteresse delle istituzioni.
Le opere “Piacere” e “Sofferenza”, entrambe in pietra leccese, si contrappongono non solo nei titoli. Da una parte sono mostrati, con forme smussate, i progressi della scienza e della medicina, le varie arti, le attività sportive che contribuiscono a migliorare la qualità della vita e la nostra quotidianità, dall’altra parte si ricorda che l’esistenza umana è fatta anche di problemi più o meno insormontabili, dolori e dispiaceri, rappresentati da tagli gestuali nella pietra, spigolosità e volti allegorici capovolti e afflitti.
In “Trampolismo buio di ragione”, la scultura in bronzo su polimero che ha fatto più discutere e riflettere, si evidenzia che tutti nascono nell’oscurità, ma con la cultura arriva la luce.
Dalla bocca di una figura umana semplificata, come fosse un idolo arcaico, fuoriesce un’eruzione di esagerazioni, parole violente, contraddizioni, incoerenze: le stesse che ogni giorno siamo costretti a sentire dai potenti della Terra.
Sulla testa del personaggio è presente un tappo di frassino, un tipo di legno che in alcune culture del passato era simbolo di saggezza e protezione dal male.
Esso può essere tolto per dare modo alla ragione di entrare e illuminare quella mente umana controversa, ma in seguito può essere ricollocato per custodire quell’energia positiva incamerata, che servirà all’individuo per migliorare e far crescere la collettività.