Accolgo e sostengo con convinzione la proposta avanzata dalle Acli di Arezzo per l’istituzione di assessorati alla Pace nei nostri Comuni.
È un’idea che intercetta una sensibilità diffusa e che oggi, di fronte alla guerra in Ucraina, e al genocidio che si consuma a Gaza, alle spinte belliciste dei Governi europei e al rischio di nuovi conflitti nel mondo, assume un valore ancora più urgente e necessario.
La pace non è un concetto astratto: è un impegno concreto delle istituzioni nel difendere i diritti umani, nel promuovere il dialogo e la convivenza, nel costruire ponti laddove altri alzano muri.
I Comuni possono e devono fare la loro parte, diventando presidi di pace e di cooperazione, sostenendo associazioni, scuole e comunità che lavorano ogni giorno per la giustizia sociale. La Regione può promuovere questo processo.
La Toscana ha una grande tradizione da cui ripartire: è stata per decenni un laboratorio di dialogo e cooperazione internazionale, capace di farsi ponte tra le due sponde del Mediterraneo, di promuovere progetti di sviluppo nei Balcani, in Africa, in Medio Oriente, di curare i bambini vittime delle guerre e della povertà.
Ha dimostrato che la cooperazione è anche sanitaria, culturale, ambientale: curare i bambini significa fare politica di pace; tutelare l’ambiente e i beni comuni significa garantire un futuro ai popoli.
Se i cittadini toscani mi daranno la fiducia per rappresentarli in Consiglio Regionale con Alleanza Verdi e Sinistra, mi impegnerò affinché la Regione torni ad essere capofila nelle politiche per la pace, per la cooperazione internazionale e per i diritti umani.
Una Toscana che non subisce la globalizzazione delle guerre, ma che rilancia la globalizzazione della pace e della