“Una grave situazione di carenza di personale che sta compromettendo l’apertura e la fruibilità dei musei statali ad Arezzo”. Questa la fotografia della situazione secondo la Fp Cgil toscana e aretina.
Sottolineano Mirella Dato e Gabriella Petteruti: “a causa di alcuni recenti pensionamenti e di altre uscite dall’organico, il personale è in sofferenza, mettendo a rischio il funzionamento di servizi essenziali per una città che fa del turismo e della cultura un pilastro della propria economia”.
La crisi è già in atto. Da 1 settembre il Museo Archeologico ha dovuto attuare turni di chiusura, rimanendo inaccessibile al pubblico per tre mattine a settimana, dal lunedì al mercoledì.
Parallelamente, il Museo di Arte Medievale e Moderna continua a essere chiuso al pubblico nel pomeriggio dal giovedì al sabato.
“Queste chiusure – ricordano Petteruti e Dato – non sono solo un danno per i cittadini e i turisti ma rappresentano anche un segnale allarmante dello stato in cui versano i nostri beni culturali.
I musei, oltre a essere custodi del nostro patrimonio, sono anche volano di sviluppo e occupazione. Le attuali condizioni di lavoro del personale rimasto, costretto a gestire una situazione di emergenza, sono insostenibili e non garantiscono un servizio adeguato”.
Secondo la Fp Cgil toscana e aretina, “è urgente e necessario che il Ministero della Cultura e le istituzioni preposte agiscano immediatamente per sanare questa situazione”. Ecco le richiesta sindacali:
“l’assunzione immediata di nuovo personale per coprire i posti vacanti e ripristinare la piena operatività dei musei e un piano a lungo termine per il rafforzamento degli organici e il potenziamento dei servizi museali, fondamentale per valorizzare il patrimonio artistico e culturale di Arezzo”.
La valutazione finale di Mirella Dato e Gabriella Petteruti: “Il Polo Museale di Arezzo merita un impegno concreto e un investimento adeguato.
Le chiusure non possono diventare la norma. I sindacati sono pronti al dialogo, ma non esiteranno a mobilitarsi per tutelare i diritti dei lavoratori e il futuro del patrimonio culturale aretino”.